“Libri in valigia”
Tolosa, scrivere per non dimenticare

“Nulla è stato più come prima”. Una frase spesso pronunciata nel momento in cui – il 19 marzo scorso, con l’intervento del Presidente Macron e delle più alte cariche della République – la Francia si è fermata a commemorare il decimo anniversario dall’attacco alla scuola ebraica di Tolosa. Quattro le vittime cadute sotto i colpi del fanatismo islamico: il rabbino Jonathan Sandler, i figli Gabriel e Aryeh e la piccola Myriam Monsonégo.
L’elaborazione di quegli eventi resta un discorso aperto e lacerante. Come si convive con un trauma di questa portata? Come si guarda al presente, e soprattutto che futuro si immagina per sé e per i propri cari? Questioni che sono all’ordine del giorno nell’agenda degli ebrei francesi e delle loro istituzioni, più volte colpite negli anni successivi da un odio antiebraico sempre più recrudescente che ha preso di mira collettività e singoli (anche in condizione di particolare vulnerabilità, violando ad esempio l’intimità domestica). Eloquenti le vicende, per le quali molto ci si è mobilitati anche in Italia, di due anziane donne uccise: Sarah Halimi e Mirelle Knoll.
Un aiuto ci arriva da un libro coraggioso, uscito in Francia a ridosso dell’anniversario: “Toulouse, 19 mars 2012, L’attentat de l’école Ozar Hatorah par ceux qui l’ont vécu”. A firmarlo è Jonathan Chétrit, un ex studente della scuola di Tolosa. Il giorno in cui la sua vita è cambiata per sempre aveva 17 anni. “Subito dopo l’attentato – spiega – ho iniziato a pensare a quel che avevo vissuto, cercando di esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti. Come sappiamo la memoria non è infallibile e anche per questo ho sentito il bisogno di fissare su carta alcuni punti. Ho scritto per non dimenticare ed è stato terapeutico”. A parlare sono anche altri sopravvissuti. Una testimonianza corale in cui “ogni voce conta, ogni storia si completa con le altre”.

Adam Smulevich