Attentato a Gerusalemme, arrestato il terrorista
Otto persone, di cui due sono in gravi condizioni, sono rimaste ferite in un attacco terroristico a Gerusalemme. L’attentatore, ora in custodia delle forze di sicurezza israeliane, ha aperto il fuoco contro un autobus e due veicoli nei pressi del Kotel (Muro Occidentale). I media locali riportano che tra i feriti gravi c’è una donna incinta di 26 settimane, che è stata portata immediatamente in un ospedale vicino per un parto d’emergenza. Il neonato, riporta l’emittente pubblica Kan, è in condizioni critiche.
Dopo una caccia all’uomo durata ore, la polizia ha dichiarato che il terrorista – un 25enne palestinese residente a Gerusalemme est – si è costituito, portando con sé la pistola usata nell’attentato.
Il governo di Gerusalemme ha espresso soddisfazione per il lavoro svolto dalle forze di sicurezza, ma il pensiero ora è ai feriti.
“Auguriamo loro una pronta guarigione e siamo vicino alle loro famiglie”, le parole del Premier Yair Lapid.
Meloni e la fiamma tricolore. Nel logo di Fratelli d’Italia continuerà ad ardere la fiamma tricolore retaggio di un inquietante passato. “Eccolo qui, il nostro bel simbolo depositato per le prossime elezioni. Un simbolo del quale andiamo fieri”, il commento nel merito di Giorgia Meloni. Non sono state pertanto accolte le richieste di chi chiedeva un cambio di passo. A partire dalla senatrice a vita Liliana Segre. “A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito”, le sue parole a Pagine Ebraiche. Un’affermazione ripresa con grande evidenza dalla stampa italiana (Corriere, Repubblica, La Stampa e Sole 24 Ore tra gli altri). “Partiamo dai fatti, non dalle parole e dalle ipotesi” il messaggio della senatrice a vita, apparsa scettica sulla reale consistenza della condanna del fascismo pronunciata da Meloni nel suo video plurilingue per i media internazionali. Esponenti della destra italiana, come Ignazio La Russa e Vittorio Sgarbi, hanno reagito tirando in ballo una candidatura del marito della senatrice (Alfredo Belli Paci) con il Movimento Sociale. Quasi a suggerire una pacifica convivenza, in passato, con quella fiamma. Una vicenda raccontata male e in modo strumentale. Quella sua temporanea adesione, non al Msi ma a una ‘costituente di destra’ patrocinata da Almirante, fu infatti la causa di una crisi coniugale profonda svelata tempo fa dalla stessa Segre. “A un certo punto – la sua testimonianza – misi mio marito e me sullo stesso piano. Dovevamo sceglierci di nuovo o separarci”. Il marito fece un passo indietro e così “fummo insieme per altri 25 anni”. Una versione confermata dal figlio Luciano Belli Paci in una intervista al Fatto Quotidiano in cui si parla di storia tirata fuori ciclicamente “per colpire mia madre”.
Campagna elettorale. “Il pericolo per la democrazia e le rassicurazioni sulla democrazia continuano ad essere il motivo dominante, ma anche qui, ieri, si è arrivati a un giro di boa”, scrive il Corriere della Sera in riferimento alla campagna elettorale. Il quotidiano sul tema Meloni e passato, scrive che la leader di Fratelli d’Italia “ritiene di aver fatto quanto basta archiviando il fascismo e condannando le leggi contro gli ebrei. E ora risponde, a chi le chiedeva di buttare nella pattumiera la fiamma, Liliana Segre in testa: eccolo qui, il nostro bel simbolo”. Stando a un sondaggio di Youtrend per Skytg24, riporta ancora il Corriere, FdI è il primo partito con il 24,2% davanti al Pd con il 22,3%. Su Repubblica invece è pubblicata quella che viene definita la prima puntata di una serie di approfondimenti legato a Meloni, al suo passato e quello del suo partito. “All’anagrafe Giorgia Meloni non ha nulla a che fare col fascismo del Ventennio. Ma il dato anagrafico non risolve il problema politico. Nata oltre trent’anni dopo. Non è nemmeno neofascista, nel senso storico del termine. Ma il suo partito, i suoi uomini al comando, la sua cerchia più stretta sono intrisi di quell’ideologia”, si legge nel lungo pezzo in cui si racconta il percorso politico di Meloni.
Piero Angela (1928-2022). La morte del celebre divulgatore scientifico Piero Angela, scomparso ieri a 93 anni, è su tutti i giornali con molti approfondimenti sulla sua vita e sul suo ruolo per la cultura italiana. Nato a Torino nel 1928, Angela aveva iniziato la sua carriera giornalistica in Rai come cronista radiofonico, divenendo poi inviato e conduttore del tg, per poi diventare il volto della divulgazione scientifica con il programma Quark (poi Superquark). Della sua biografia i diversi quotidiani ricordano tra l’altro il ruolo del padre Carlo, antifascista Giusto tra le Nazioni “che salvò decine di ebrei dalla persecuzione, ricoverandoli nella clinica psichiatrica che dirigeva in Piemonte” (Corriere).
L’attentato a Salman Rushdie. Grande apprensione per le condizioni dello scrittore Salman Rushdie che, dopo essere stato accoltellato tre volte al collo e quattro all’addome durante un festival letterario nello Stato di New York, è ancora ricoverato in condizioni gravi e rischia di perdere l’occhio destro. L’attentatore Hadi Matar, è un giovane nato in California e di origini libanesi, che, raccontano il Giornale e il Corriere, viene ora celebrato in Iran. “Congratulazioni a quest’uomo coraggioso e consapevole del dovere che ha attaccato l’apostata e vizioso Salman Rushdie – scrive ad esempio giornale Kayhan -. Baciamo la mano di colui che con un coltello ha lacerato il collo del nemico di Dio”. Contro Rushdie come è noto l’imam Khomeini aveva emesso una fatwa dopo la pubblicazione del suo Versetti satanici. Intanto dalle indagini è emerso che Matar aveva una falsa patente americana intestata a Hassan Mughniyah. “Lo stesso cognome di Imad, il capo militare dell’Hezbollah che fu liquidato da un bomba piazzata dal Mossad nel 2008 a Damasco. – racconta il Corriere – Semplice coincidenza? Dedica a un simbolo? E perché girava con una patente taroccata? Il documento riporta ad un altro attentato, quello nel luglio del 2012 a Burgas, in Bulgaria, contro un bus di turisti israeliani. Due dei terroristi avevano patenti statunitensi falsificate in modo approssimativo. Particolari che rientrano nel modus operandi dell’Hezbollah e dell’intelligence khomeinista”. Su Repubblica il direttore Maurizio Molinari riflette su questo attentato e parla di un “ritorno della Jihad” da New York a Kabul: “l’ideologia khomeinista e qaedista resta uno dei maggiori pericoli alla sicurezza della comunità internazionale”, scrive Molinari, che auspica “una collaborazione multilaterale basata sulla necessità di combattere” questi estremismi.
Negazionismi. Sul Corriere Lettura, un ampio approfondimento dedicato al negazionismo, all’antisemitismo e alla manipolazione propagandistica della storia attraverso le interviste ai registi Philippe Le Guay, che porta in sala “Un’ombra sulla verità”, e Mark Cousins, che ha diretto “Marcia su Roma”. Il primo è un thriller francese in cui si parla di una coppia di ebrei che affitta, senza saperlo, a un negazionista antisemita la propria cantina. Una storia realmente accaduta, racconta Le Guay al Corriere. “Nell’immagine di un uomo che vive in una cantina come un ratto ho trovato lo spunto per il film: da quella cantina l’uomo diffonde, online, il suo odio”, racconta il regista. Nelle stesse pagine, lo storico Marcello Flores riflette sul ruolo dei negazionismi nella nostra società. Mentre lo psicanalista Luigi Zoja fa un quadro di come ragionino i complottisti, tra paranoia, menzogne e distruttività.
Atletica israeliana. Si chiama Blessing Akwasi Afrifah una delle speranze per il futuro dell’atletica israeliana. Afrifrah, nato a Tel Aviv nel 2003 da immigrati ghanesi, ha vinto la medaglia d’oro ai Campionati mondiali di atletica leggera U20, facendo registrare il tempo record di 19,96 secondi. E ora gareggerà a Monaco per i campionati europei. Una partecipazione, racconta Tuttosport, dal grande valore simbolico, nel segno di Monaco 1972 e della strage compiuta dai terroristi palestinesi contro la delegazione israeliana.
Segnalibro. Sul Domenicale del Sole 24 Ore Giulio Busi parla dell’ultimo libro del critico letterario Antoine Compagnon, Proust du côté juif: come si evince dal titolo, un lavoro in cui si analizza il “lato ebraico” del celebre scrittore. Busi spiega che Compagnon ha ripreso in mano alcuni testi poco studiati, ma “molto illuminanti”: “sono i primi schizzi biografici e le valutazioni critiche firmate dai sionisti francesi, all’indomani della morte dell’autore, il 18 novembre 1922. Con una paziente tessitura di testi già noti e di altri, identificati con cura meticolosa, Compagnon tesse una tela fitta di rimandi. E ricca di lodi e di entusiasmi. Proust antisemita? A scorrere le pagine scritte durante gli anni Venti, gli intellettuali sionisti sembrano piuttosto convinti del contrario. Di Proust, questi autori mettono in rilievo l’origine e le frequentazioni ebraiche”.
Daniel Reichel