Pagine Ebraiche – Libri in valigia
L’uomo che salvò la letteratura yiddish

È stato definito uno dei più grandi sforzi di salvataggio culturale della storia ebraica. A metterlo in piedi negli anni Settanta un allora giovane studente di letteratura e lingua yiddish, Aaron Lansky. Non riuscendo a trovare libri da leggere in yiddish, Lansky iniziò a chiedere in giro, a istituzioni e privati, se ne avessero da prestargli o da donare. La risposta fu enorme, considerando che molti libri altrimenti sarebbero finiti in discarica o al macero. “Quella di Lansky è diventata una vera e propria impresa, incredibile, che lui racconta in un bellissimo libro: Outwitting History: How a Young Man Rescued a Million Books and Saved a Vanishing Civilisation, ormai di diversi anni fa” racconta Anna Linda Callow, traduttrice e docente di yiddish ed ebraico. “Grazie a lui e al centro che ha messo in piedi in Massachusetts, la lettura in yiddish è stata la prima al mondo ad essere digitalizzata. Per cui tu hai a disposizione una quantità enorme di volumi, ovviamente non coperti da copyright, semplicemente andando sul sito del National Yiddish Book Center”.
Un’opera di salvataggio e recupero iniziata, come racconta Lansky nel libro, per caso. “All’inizio i libri dovevano semplicemente servire a lui per imparare meglio la lingua. E il tentativo di recuperarli è disastroso. Ad esempio si reca da un venditore di volumi religiosi che lo butta fuori dal negozio non volendo vendergli alcuni testi in yiddish perché li considera treif (non casher)”. Poi gradualmente la voce sulla sua ricerca si sparge e molti lo avvicinano per liberarsi di pagine e pagine di cui non sanno che farsi. “Sono tutte le seconde generazioni che non sanno più leggere la lingua e vogliono disfarsi di una montagna di libri che considerano inutili. E così Lansky inizia a farseli arrivare ovunque: a casa sua, dei genitori, della fidanzata che minaccia di lasciarlo. E nel mentre matura l’idea di fondare un centro perché capisce che se non se ne occupa lui, un intero patrimonio letterario finirà in discarica”. Inizia così il tentativo di reperire i fondi per il centro. “Anche qui all’inizio la risposta è zero solidarietà. Le istituzioni ebraiche rispondono: ma a chi interessano? Ma chi li vuole? Poi, oltre a ricevere un piccolo finanziamento universitario, ottiene il sostegno di tutti coloro che ancora ci tengono ai loro libri in yiddish. Anziani arrivati negli Stati Uniti decenni prima in grande povertà e che si toglievano il pane di bocca pur di acquistare quelle pagine. E ora lo aiutano come possono, con microdonazioni a salvare il salvabile. È una storia veramente commovente”. Ma anche con il suo che di avvincente, aggiunge Callow. “Ci sono i racconti di come lui si lancia al salvataggio, dal Massachusetts a New York, di alcuni libri che sono a rischio a causa della pioggia. O come intervenga mentre stanno demolendo un edificio dove si trovava il vecchio circolo comunista. E sotto ai calcinacci c’è un’intera biblioteca. O ancora come dal Canada debba di fatto contrabbandare i volumi a causa di alcune intricate leggi. È un libro divertente che racconta la storia di un luogo importantissimo per la conservazione della cultura ebraica”.