Un chiarimento sbrigativo

I conti col passato di cui scrivevo un paio di settimane fa sono dunque stati fatti? Giorgia Meloni ha fatto pubblicamente alcune precisazioni sui rapporti della destra italiana col fascismo; le vanno riconosciuti una effettiva disponibilità a prendere in considerazione il problema e un indubbio senso politico nel giudicare opportune alcune dichiarazioni in proposito. Ma i limiti del suo discorso sono evidenti. Innanzitutto si è trattato di un intervento non propriamente spontaneo e motivato da puro calcolo elettorale: soprattutto dall’Europa venivano chiare pressioni in questa direzione, se davvero la leader di FdI intendeva “sdoganare” la sua formazione agli occhi dei Paesi partner dell’Italia. È stato, in fondo, quasi una sorta di esame per la premier in pectore, che non a caso – buona conoscitrice delle lingue – non ha usato l’italiano.
La sua analisi dei rapporti tra destra italiana e fascismo è stata comunque molto esigua e superficiale: si è limitata a liquidare come già archiviata da tempo la questione, ribadendo il rifiuto della dittatura e condannando “le infami leggi antiebraiche”. Per essere una valutazione critica delle pesanti responsabilità del regime dal 1922 al 1945 (come dimenticare infatti i crimini della R.S.I., che del neofascismo italiano è stata e resta la principale ispiratrice?) appare francamente un po’ affrettata. Il problema principale, però, consiste nel fatto che non è lei stessa a regolare i conti col passato; tutto quel che Giorgia Meloni riesce a fare è rimandare ad altri discorsi della destra italiana, proposti da Gianfranco Fini quando era segretario di Alleanza Nazionale: ma allora è Fini, responsabile molti anni fa di un altro partito, e non lei, responsabile oggi di Fratelli d’Italia, ad aver fatto quei discorsi e dunque forse i conti con quel passato. Gianfranco Fini, in effetti, nel 1995 al Congresso di fondazione di AN svoltosi a Fiuggi condannò il fascismo come “un orrore assoluto” e qualche anno dopo, in una sorta di pellegrinaggio e di non richiesta teshuvah, visitò Yad Vashem accompagnato dal Presidente UCEI Amos Luzzatto.
Resta quindi a tutt’oggi irrisolto il nodo di una fondamentale ignoranza e di un mancato senso di ravvedimento autentico rispetto alla realtà storica di lunga durata del regime fascista e al suo significato, perché il giudizio sul tema è improntato a un atteggiamento di sufficienza, come se tale questione non riguardasse per niente la leader e il suo partito, i cui esponenti – a partire da lei stessa – sono tutti troppo giovani per essere direttamente responsabili e quindi appaiono naturalmente esenti da quel male. Ma ciò è falso, poiché l’identità originaria-la mentalità-l’ideologia-la memoria di sé si trasmettono; e le connivenze con ambienti filofascisti restano in alcuni settori del partito, così come, ostinatamente e “chissà perché” resta il simbolo della fiamma tricolore a richiamare l’oscuro passato che pure si pretende di avere rinnegato.
Comunque, al di là di questa debole auto-assoluzione di facciata, le preoccupazioni vere restano altre, anzi partono da una identità mai del tutto abbandonata per andare oltre, verso il programma europeo e nazionale di FdI. Qual è il suo atteggiamento in Europa? Se guardiamo esclusivamente al gruppo di Meloni (ed escludiamo l’alleata Lega di Salvini), non credo proprio che esso sia filo-Putin; ma certamente è filo-Orban e molto vicino al sovranismo sotteso all’accordo di Vyšehrad. Ciò non può non inquietarci. E qual è il suo atteggiamento in Italia? Da FdI come dall’intero centrodestra emerge una deciso orientamento per la trasformazione del nostro Stato in repubblica presidenziale, progetto che rimette seriamente in discussione il dettato costituzionale. Soprattutto, verso quale presidenzialismo la destra si sta muovendo? Quello provvisto di adeguati contrappesi, come avviene in modo molto diverso negli USA e in Francia, o quello costruito su un modello verticistico, come accade nella Federazione Russa e in altri Paesi dell’Europa orientale? Anche il suo progetto istituzionale, dunque, non ci lascia dormire sonni tranquilli. Inoltre, quale visione di fondo ha e quale politica si prepara a proporre FdI riguardo alle minoranze e a ogni tipo di “diversità”? Questo è un punto che tocca direttamente noi ebrei, minoranza archetipica oggetto oggi di una rinnovata crescente avversione. Naturale appare quindi il timore europeo di fronte a un eventuale successo della destra italiana, naturale la nostra sottile angoscia di ebrei davanti alla prospettiva di un governo post-fascista.
Toccherà ai nuovi governanti, toccherà a Giorgia Meloni – se sarà lei a governare – smentire, superare, rinnegare coi fatti questi assilli.
David Sorani

(16 agosto 2022)