L’ultima crisi con Gaza

L’operazione “Alot Hashachar” (Alba) contro il Jihad islamico a Gaza della scorsa settimana induce a varie riflessioni a mente fredda. L’operazione è stata coronata da un successo: è stato decapitato il vertice militare jihadista (quello politico sta a Teheran in alberghi a cinque stelle…), sono state distrutte decine di postazioni di razzi e depositi di munizioni, sono stati eliminati circa 35 terroristi e nessuna perdita vi è stata da parte israeliana. Il tutto si è concluso in tre giorni.
Ma…si è sempre detto che chi comanda e ha il totale controllo di Gaza è Hamas. Che non si muove foglia senza l’autorizzazione di Hamas… Jihad ha lanciato in tre giorni 1.190 razzi e missili su Israele arrivando, un paio di volte, anche a Tel Aviv. Fortunatamente il sistema Iron Dome ha intercettato il 95% dei missili e anche quelli caduti non hanno causato troppi danni e nessuna vittima. Come è possibile che chi comanda Gaza abbia permesso il lancio di oltre un migliaio di missili senza fermarli dal primo momento? Come mai le autorità israeliane hanno evitato sistematicamente di nominare o condannare Hamas? Come mai i vertici militari israeliani non hanno incolpato Hamas di permettere gli attacchi missilistici su Israele? Se Hamas ha il potere assoluto, militare e politico, su Gaza perché non ritenerlo responsabile oggettivo degli attacchi?
Anche il meno pratico degli osservatori non può non aver capito che la Jihad è usata come proxy da Hamas, che tira il sasso e nasconde la mano. Il noto giornalista e analista del mondo arabo ed islamico Zvi Yechezkely, in molti interventi televisivi, ha ribadito che Israele non riesce a capire la mentalità araba e le loro strategie. Che l’asse del male e del terrore capeggiato dall’Iran si esprime attraverso Hezbollah, Jihad e Hamas.
Queste operazioni militari, anche se di successo, sono come un’aspirina ad un malato grave…calmano per un po’ ma non curano. Ogni qualvolta Israele ha preso l’iniziativa (vedi guerra dei 6 giorni, Entebbe etc etc) ha avuto successo e ha risolto il problema. Ogni volta che, invece, ha atteso gli eventi (guerra del Kippur e operazioni varie contro Hamas o Hezbollah) si è infognata in situazioni di stallo. Va presa in considerazione l’ipotesi di targare come obiettivo la totale distruzione di Hamas e consegnare Gaza ad elementi moderati palestinesi.
Un paradosso su tutti: l’elettricità, la rete cellulare, l’acqua, i rifornimenti di cibi e materiale di costruzione e altro…sono tutti forniti da Israele. Per chi non lo sa, Gaza ha, al confine orientale, Israele; ma dall’altra parte c’è l’Egitto. I “fratelli egiziani” … Perché nessuno non protesta sulla chiusura dei confini egiziani ai palestinesi di Gaza che vorrebbero uscire? Perché l’Egitto non fa passare attraverso il suo confine di Rafah cibo e necessità umane? Perché nessuno protesta che tutti gli aiuti che riceve Hamas (miliardi!) invece di usarli per costruire scuole, abitazioni, ospedali, strutture sociali, li usa per acquistare e costruire missili e razzi e scavare tunnel con l’intento di attaccare Israele?
Le risposte, se qualcuno ha il coraggio di darle, si perdono nel vento caldo del Medio Oriente.

Raphael Luzon, Chairman Union of Libyan Jews