Ticketless – Taccuino ferragostano

Strana estate. Canicola elettorale, tanti rumori. Ho tenuto un taccuino, pensieri sparsi, ricordi d’infanzia, coincidenze. 3 agosto: ricevo un wapp di Gadi Piperno, Rav a Firenze: “La nonna di mia moglie ha studiato negli stessi banchi della scola di tuo padre. Quando è venuta a mancare a noi è arrivato un quadro del tempio di Cuneo. Questo quadro pochi giorni fa è caduto e si è rotto il vetro. Portandolo a riparare abbiamo trovato questo biglietto in cui suppongo si parli anche di te”. Era il biglietto di accompagnamento al dono, avevo pochi anni di vita. 4 agosto: passeggiata a Planaval, nemmeno a me che non sono un Rav quel vetro sembra essersi rotto per caso. Affiorano ricordi di gite in montagna. La montagna suscitatrice di memorie con me funziona meglio del mare. Raccolgo una piccola vescia, il fungo che si trova nel pascolo delle mucche. Un profumo indimenticabile racchiuso in una pallina bianca tipo quelle del golf. Ad Aosta chissà se esiste ancora il negozio dove mi portava mio padre! Vendeva a fette una vescia grande come un melone di Mantova, un decimo dei porcini il prezzo. Si cuoceva impanata: una milanese bianca gustata sui prati delle Alpi, una bistecca valdostana che rimaneva kosher se aggiungevi una fetta di fontina fusa. Una vescia barucca, quasi quanto la zucca eponima. 6 agosto: un quadro che non si può riparare e suscita amari pensieri è invece quello della campagna elettorale; siamo caduti così in basso ora che non c’è più Draghi: il vetro s’è infranto e il prato è colmo di funghi velenosi, una notte in cui tutte le vacche sembrano nere e le vescie barucche non si possono raccogliere perché non esistono più. 9 agosto: finito di leggere il pamphlet di Claudio Giunta “Ma se io volessi diventare un fascista intelligente? L’educazione civica, la scuola, l’Italia” (Rizzoli). Bello. L’autore insegna letteratura italiana, coglie nel segno quando denuncia i rischi di una pratica educativa volta solo a “sensibilizzare”, invece di spiegare le cose in maniera concreta. Certo un fascista (come uno stalinista) intelligente per definizione cessa di essere fascista (o stalinista). Se questo non avviene mai, la colpa non è solo del fascista o dello stalinista intelligente o stupido. E’ da quando mio padre mi ha fatto scoprire le vescie che l’Italia continua a dividersi sul binomio fascismo-antifascismo: bisognerebbe smetterla di sensibilizzare sempre, mobilitare, arruolare i giovani nella battaglia per le buone cause. Posso dire che non mi appassiona per nulla il discorso sul simbolo della fiamma nella scheda elettorale di FdI? Le nostre democrazie sono in serio pericolo su altri fronti e su questi fronti la Meloni dovrebbe dire con chiarezza come la pensa: da un lato Putin, dall’altro un’America che mio padre e la nonna della moglie del Rav di Firenze faticherebbero a riconoscere dopo lo scempio di Washington all’indomani della sconfitta di Trump. Non mi fa paura il sepolcro imbiancato di Mussolini che ritorna con il volto incipriato della Meloni, mi terrorizzano questi nuovi squilibri internazionali. Un mondo che se vincerà una destra che non dice con chiarezza cosa pensa di Trump e di Putin, anzi si dice amica degli amici dell’uno e dell’altro fa paura solo a pensarci 10 agosto: i giornali iniziano a pubblicare i programmi elettorali: Giunti ha pagine divertenti su come siano scritte in un pessimo italiano le leggi pubblicate in Gazzetta Ufficiale. Fa esempi che dovrebbero far sorridere, invece fanno piangere se si applicano ai programmi elettorali dei partiti. Andrebbe proposta l’abolizione dell’italiano scritto o per lo meno il passaggio all’inglese, che almeno – come diceva Salvemini – è una lingua più onesta. 13 agosto E’ morto Piero Angela: quel vetro rotto non cessa di sommare ricordi a ricordi. Che bella sarebbe stata una puntata di Quark sulla vescia di Planaval. Mi piace pensare non solo a mio padre, ma anche a Carlo Angela, il padre di Piero. Durante la guerra aveva ricoverato ebrei in numero elevato nella sua piccola clinica nel Canavese. Nessuno si azzarda a macchiare la sua fama di Giusto come invece è accaduto con Bartali. Tra i salvati il fratello del mio nonno paterno. Che il ricordo di tutti, del nonno della moglie del Rav di Firenze e del mio, di Carlo e Piero Angela e di mio padre sia di benedizione. E di benedizione sia anche il ricordo dell’anonimo venditore aostano di vescie barucche.

Alberto Cavaglion