“Basta negoziare con l’Iran sul nucleare, l’Occidente abbandoni il tavolo”

Dopo mesi in cui sembrava ormai un’opzione tramontata, il negoziato sul nucleare iraniano torna a far parlare di sé. E sembra che la firma di una nuova intesa sia imminente. A produrre una nuova bozza è stata l’Unione europea che ha ricevuto un primo via libera da Teheran. Ora, raccontano i media internazionali, a valutare il testo è l’amministrazione Usa. Il Presidente Joe Biden in campagna elettorale aveva promesso un ripristino dell’accordo, da cui nel 2018 il suo predecessore Donald Trump aveva deciso di uscire. Ma le trattative con l’Iran, che nel frattempo ha eletto un presidente ancora più radicale, sono andate molto a rilento. Anzi, sembravano definitivamente fallite. Fino almeno alla nuova destabilizzazione globale prodotta dall’invasione russa dell’Ucraina. La crisi energetica, raccontano gli analisti, ha infatti portato in particolare i diplomatici europei a rilanciare il negoziato. Fino alla produzione dell’ultima bozza ora al vaglio della Casa Bianca. Un testo che però ha messo in allarme il governo di Gerusalemme, perché considerato troppo morbido nei confronti di Teheran. “Nella situazione attuale, è giunto il momento di abbandonare il tavolo. Qualsiasi altra opzione invia un messaggio di debolezza all’Iran”, ha dichiarato il Primo ministro israeliano Yair Lapid in un incontro con alti funzionari Usa. “Ora è il momento di sedersi e parlare di cosa fare per impedire all’Iran di ottenere un’arma nucleare”, ha aggiunto il Premier.
La posizione di Lapid e del suo governo, come riportata da molti media israeliani, è chiara: la bozza di accordo dell’Ue include troppe concessioni all’Iran, anche oltre all’accordo nucleare originale del 2015. E rispetterebbe quindi i principi che la stessa amministrazione Biden si era impegnata a rispettare.
A descrivere come pessima la nuova proposta è anche Tamir Hayman, capo dell’intelligence della difesa israeliana dal 2018 al 2021. La sua posizione però diverge da quella ufficiale di Gerusalemme. Per Hayman infatti sarebbe opportuno siglare l’intesa, che rimane attualmente l’opzione migliore. “Se fosse stata firmata sei mesi fa sarebbe stato meno peggio. È ancora necessario (firmarla) per far retrocedere il programma nucleare iraniano da uno stato quasi a soglia nucleare e guadagnare tempo per preparare un’opzione militare”, l’opinione dell’ex generale israeliano, coinvolto durante i suoi ultimi anni di servizio nell’impegno a contrastare l’Iran in Siria e non solo. “Contrariamente ad altre pubblicazioni, la firma dell’accordo garantisce con certezza che l’Iran non avrà una bomba nucleare almeno fino al 2030. – l’opinione dell’esperto di intelligence – E anche dopo (al paese) è vietato sviluppare una capacità nucleare militare. Tutto questo è soggetto alla supervisione internazionale e sotto l’occhio sospettoso dell’intelligence israeliana”. Per Hayman poi l’opzione di agire militarmente contro Teheran – una possibilità a cui l’esercito d’Israele si sta preparando – non sarebbe da escludere. Anzi si rafforzerebbe. “Se l’Iran viola l’accordo e sviluppa una capacità nucleare, le possibilità che venga attaccato da una coalizione internazionale aumenteranno e si otterrà sicuramente la legittimità per il suo attacco anche da parte di Israele”.
Chi invita a non fidarsi è la giornalista iraniana e attivista per i diritti umani Masih Alinejad. Da ormai un decennio si trova negli Stati Uniti perché minacciata dal regime di Teheran. Anche da lontano continua le sue battaglie per promuovere la libertà in Iran e in particolare per incentivare l’emancipazione delle donne. Per questo, anche negli Usa la giornalista non è al sicuro. E lo dimostra quanto accaduto un mese fa. Un uomo si aggirava in modo sospetto attorno a casa di Alinejad a Brooklyn. La polizia è intervenuta, lo ha arrestato, perquisendo la sua auto.
Dentro c’era un fucile d’assalto AK-47 carico. “Ho lasciato la mia patria per poter vivere in sicurezza ed esercitare il mio diritto di parlare per coloro che non hanno voce. Ora la mia vita è stata stravolta”, ha raccontato di recente al quotidiano Haaretz. Secondo Alinejad, Khalid Mehdiyev, l’uomo arrestato, stava chiaramente progettando di assassinarla per conto della Repubblica islamica. Contro quest’ultima la giornalista e attivista, che non può più avere nessun legame con la famiglia, invita a non retrocedere. E a non farsi illusioni.
“La Repubblica islamica non è diversa dall’ISIS o dai Talebani. Omicidi, torture e rapimenti fanno parte del suo Dna. Non si può rimediare. Questo regime non capisce il linguaggio della negoziazione. Il rapimento e la cattura di prigionieri sono diventati la diplomazia in Iran. I cittadini di tutto il mondo sono la merce di scambio della Repubblica islamica. – avverte Alinejad – Il mio messaggio è quindi forte e chiaro: invece di piegarsi alla diplomazia dei rapimenti e della prigionia, i Paesi democratici dovrebbero rimanere forti e uniti e chiedere al regime di rilasciare tutti i prigionieri politici come condizione fondamentale per qualsiasi negoziato. Riducete al minimo tutte le relazioni diplomatiche con l’Iran fino a quando non rilascerà tutti gli innocenti che vi sono imprigionati”.
dr