Storia riscritta

Se davvero come ha affermato in tre lingue la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, “la destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni” sentiremmo parlare di Benito Mussolini e della sua ideologia come di Giulio Cesare o di Napoleone Bonaparte. Invece è ben evidente che il ricordo e l’ammirazione per il fascismo – e in maniera ancora più palese per il neofascismo del dopoguerra – sia presente in gran parte degli elettori e candidati del partito della Meloni, e non sia mai davvero tramontata. Non so se possono bastare, solo per citare qualcosa, i continui elogi a Giorgio Almirante (anche da parte della Meloni stessa), i coordinatori del partito alle cene nostalgiche, le foto con i saluti romani, i motti fascisti ai raduni, i manifesti della X Mas alla sede di Civitavecchia, i discendenti del Duce candidati, i legami con partiti neofascisti, le sezioni dedicate a Italo Balbo o Pino Rauti, e Mussolini che da qualche assessore è sempre definito un “grande statista”. Ma è la seconda parte del discorso della Meloni che lascia più perplessi, ovvero: “[…] condannando senza ambiguità la soppressione della democrazia e le vergognose leggi contro gli ebrei“. Dunque, come di consueto sembra non sia condannato il fascismo in quanto tale, ma solo alcuni suoi aspetti, o “involuzioni”, come se il fascismo avesse avuto dei buoni valori di fondo, e fosse comunque qualcosa che poteva essere perfettibile. “Mussolini si è lasciato prendere un po’ troppo la mano, e ha fatto qualche errore” il sottotesto sembra un po’ questo. Nessuna svolta antifascista, parola o aggettivo che non è mai stato parte del vocabolario di questa destra italiana la quale si ripresenta da quasi ottant’anni con la stessa fiamma tricolore missina. Del resto questa parte politica negli ultimi anni è sempre riuscita come un funambolo a conservare ben saldo il solito zoccolo di inguaribili nostalgici, e contemporaneamente a darsi una patina di “presentabilità” allargando il proprio consenso a quell’elettorato meno ideologico o appartenente a una più ampia destra neoconservatrice e pseudo-liberale. Ovviamente in questo “lavaggio” di superficie è necessario aggiungerci per tranquillizzare gli animi più scettici un po’ di atlantismo (che è in realtà trumpismo), un europeismo alternativo (ovvero quello vicino alla linea di Vox e a Fidesz), una vaga e non ben determinata vicinanza a Israele e mondo ebraico (magari con dei distinguo) e quindi richiami a favolistiche “radici giudaico-cristiane”. La storia in fondo per alcuni politici è sempre riscrivibile al bisogno, come si può sostenere che per l’estrema destra italiana il fascismo sia da tempo un ricordo privo di significato ugualmente è possibile inventarsi qualunque altra cosa.

Francesco Moises Bassano