Ucraina, in campo per la speranza

“Voi russi ci fate la guerra, noi ucraini giochiamo a calcio”.
Nelle stesse ore in cui l’Ucraina festeggiava l’anniversario della propria indipendenza, a sei mesi esatti dall’inizio dell’aggressione russa, un evento sportivo ha emozionato il mondo. La sfida tra Shakhtar Donetsk e Metalist non passerà forse alla storia del pallone per la qualità tecnica proposta dalle due squadre in campo. Ma è certamente una luce di speranza a rischiare il buio in cui il Paese è precipitato dal 24 febbraio scorso. La lotta per la “normalità”, un valore sempre più esistenziale per un popolo sotto attacco, passa anche da momenti come questo. Riparte il campionato di calcio. E riparte “per i tifosi, ma anche per i nostri soldati al fronte”, ha dichiarato il presidente federale Andriy Pavelko. Giocatori e arbitri si sono presentati sul rettangolo verde con una bandiera dell’Ucraina e hanno reso omaggio alle vittime della guerra attraverso un minuto di silenzio vissuto con particolare intensità. Di fronte un impianto senza pubblico per motivi di sicurezza. Uno stadio “bunker” con la contraerea pronta ad entrare in azione.
Commozione anche nel ricordo dei tanti protagonisti del mondo del calcio assassinati dai russi. Tra loro giocatori in attività, vecchie glorie, allenatori, dirigenti. Tra le storie più toccanti quella di Dmytro Martynenko, 25enne attaccante di una squadra della lega amatoriale di Kiev che aveva concluso lo scorso campionato in testa alla classifica dei cannonieri. Una bomba ha centrato il suo appartamento, uccidendo lui e la madre. Pochi giorni ancora e sarebbe arrivata una svolta nella sua carriera. L’agente del calciatore, l’israeliano Yoav Elimelech, ha rivelato che stava per trasferirsi a una squadra della terza serie d’Israele. “Un ragazzo educato e intelligente, una brava persona”, ha raccontato. “Era uno dei tanti calciatori d’origine ebraica che assisto tra Russia, Ucraina e Bielorussia. Israele era il suo obiettivo”.
Gli stadi agognati da Martynenko li aveva frequentati a un alto livello Sergei Blanchuk, 47enne ex calciatore del Maccabi Haifa, caduto in combattimento. Blanchuk era stato una delle colonne del Maccabi alla fine degli Anni Novanta. Un periodo di grande visibilità per la squadra israeliana, arrivata fino ai quarti di finale della Coppa delle Coppe dopo aver eliminato addirittura il Paris Saint Germain. L’ex calciatore si era arruolato come volontario nei primi giorni di guerra. Per via della sua età non più giovanissima la decisione dei superiori era stata di tenerlo lontano dal fronte. Ma Blanchuk, insistendo, era riuscito a farsi mandare in uno dei contesti più “caldi” in assoluto: il Donbas. “Gli eroi non muoiono mai. Sarà ricordato per sempre come qualcuno che ha sacrificato la sua vita per la patria”, l’omaggio dei media ucraini.
Nelle prime settimane di guerra i calciatori stranieri si sono trovati davanti a un bivio: restare, oppure cercare la fuga. Una delle vicende più avventurose ha avuto per protagonista una delle stelle dello Shakhtar, l’israeliano Manor Solomon: un talento cristallino che nella sua breve, ma già promettente carriera, ha segnato due volte al Real Madrid. La prima reazione è stata di attesa. Poi, sconvolto dalle bombe, ha deciso di intraprendere un viaggio in macchina fino al confine con la Polonia. Quindici ore estenuanti tra sirene, allarmi dal cielo, disperazione collettiva. “Quando sono arrivato al confine ho percepito molta rabbia e frustrazione tra le migliaia di persone lì raccolte: donne e uomini, famiglie con bambini in lacrime e al freddo. Quando la fila ha smesso di scorrere l’incertezza si è fatta ancora più largo. A quel punto – ha spiegato – nulla era più nelle mie mani”. Dopo un altro cumulo di angoscia Solomon è riuscito a passare la frontiera a bordo di un’altra vettura e raggiungere Varsavia. Due giorni e mezzo dopo aver lasciato Kiev è arrivato infine in Israele, dove ha potuto riabbracciare la famiglia. Ma il suo destino professionale è ancora in Europa. Dal 25 luglio è infatti in forza agli inglesi del Fulham. Solomon ha fatto valere una recente norma della Fifa che concede la possibilità, ai giocatori non ucraini, di sospendere il loro contratto fino al termine della stagione. Tra un anno, Putin permettendo, dovrebbe tornare alla base.
(Nelle immagini: i giocatori dello Shakhtar ricordano le vittime del conflitto; il 25enne Dmytro Martynenko, ucciso dalle bombe russe; Sergei Blanchuk, colonna del Maccabi Haifa negli Anni Novanta, morto in combattimento)
a.s twitter @asmulevichmoked
(26 agosto 2022)