Una par condicio impossibile
Non avrei mai pensato che il diritto di preoccuparsi di cui parlavo due settimane fa potesse essere considerato una pretesa eccessiva. E invece no: a quanto pare in tempo di elezioni ci si può preoccupare solo a condizione di rispettare la par condicio: un tot di preoccupazione a destra, un tot di preoccupazione a sinistra, facendo bene attenzione al bilancino. È consentito preoccuparsi se va al governo qualcuno che fa il saluto romano, o si dà da fare per dedicare vie e parchi a qualche autorevole personalità fascista, solo a condizione di trovare qualche politico di sinistra per cui esprimere una preoccupazione altrettanto viva.
Purtroppo, però, la storia non rispetta la par condicio e ci racconta che nell’ultimo secolo in Italia c’è stata una sola dittatura; di conseguenza non rispetta la par condicio neanche la nostra Costituzione che vieta la ricostruzione del partito fascista senza vietare simmetricamente qualcos’altro a sinistra. E, soprattutto, come si fa a giocare alla par condicio quando c’è di mezzo la memoria della Shoah? Se da una parte siamo costretti a denunciare continuità e nostalgie per un regime che si è reso complice dell’uccisione di migliaia di ebrei italiani, siamo sicuri che denunciare dall’altra parte qualche affermazione sgradevole contro Israele, magari neppure troppo recente, ci permetta di mantenere un perfetto equilibrio? O non sarebbe più corretto ammettere che magari si potrà pure cercare la par condicio in molti campi ma in quello della preoccupazione siamo spiacenti ma proprio non è possibile?
Comunque, ammesso e non concesso che sia giusto ricercare la par condicio della preoccupazione, la soluzione dovrebbe essere la ricerca di una par condicio della tranquillità dimostrando a chi si preoccupa che i motivi della sua preoccupazione non sono fondati o sono esagerati. Non si tranquillizza chi è preoccupato convincendolo che c’è da preoccuparsi anche dalla parte opposta. E ancora meno lo si tranquillizza accusandolo di non essere in buona fede e di parlare solo per qualche fantomatico calcolo politico; anzi, una simile accusa per chi invece è preoccupato magari a torto ma in buona fede (io sono tra questi, e non credo di essere l’unica) non può che generare ulteriore preoccupazione.
Anna Segre, insegnante
(26 agosto 2022)