Nucleare, i timori di Israele

Forte preoccupazione, in Israele, per la possibile firma di un nuovo accordo sul nucleare. Due i punti di particolare criticità nella prospettiva di Gerusalemme, segnala Repubblica. La fine delle sanzioni, “che garantirà miliardi di dollari ai forzieri del regime degli ayatollah”. Ma anche le cosiddette clausole sunset “secondo cui, con la progressiva scadenza dell’accordo, l’Iran potrà ricominciare ad operare centrifughe avanzate nel 2026” e “ad arricchire l’uranio ad alti livelli a partire dal 2031”. Riporta Avvenire che la fretta dimostrata da Biden avrebbe aumentato il malumore nella regione: “La scorsa settimana l’Arabia Saudita ha minacciato di tagliare la produzione per ‘sostenere i prezzi del petrolio’. E il pressing di Israele sugli Usa affinché non accettino un ‘cattivo accordo’ è più forte che mai”. Di recente il Mossad ha nominato per la prima volta una donna alla guida del desk Iran. Sarà lei, si legge sul Sole 24 ore, “a scegliere gli agenti da mandare sul campo per verificare quanto gli iraniani rispetteranno il patto sul nucleare”.

Un fatto non sembra in discussione. Ed è il ritorno degli Usa al centro della scena. “Per gli americani, l’imperativo è non cedere il passo alla Cina”, spiega Repubblica. In questo senso Israele “non ha dubbi malgrado gli importanti investimenti cinesi cui dovrà rinunciare”. La nuova centralità americana rilancerebbe lo Stato ebraico “non solo bilateralmente, ma anche come cerniera strategica con il Golfo sunnita via Accordi di Abramo”.

Nell’occasione dei 125 anni dal Congresso di Basilea gli archivi centrali sionistici hanno pubblicato un carteggio inedito tra Theodor Herzl e Sigmund Freud. “Quanta storia, quanta realtà, quanto destino c’è in queste poche righe. C’è, prima di tutto, l’evidenza che Freud guardava al movimento politico volto alla creazione di uno stato ebraico con curiosità tanto assidua quanto partecipata”, si sottolinea al riguardo sulla Stampa.

Sui giornali si torna a parlare dell’anniversario della strage di Settembre Nero a Monaco. “Provo disagio nel ripensare a quel giorno. Gli israeliani erano ragazzi come noi. Avevamo 20-22 anni e la voglia di fraternizzare e di fare baruffa sottolineava quella che era la purezza dello sport”, racconta Dino Meneghin a Libero. “La giornata – aggiunge l’ex stella del basket azzurro – proseguì nel segno di un’impossibile normalità. Con la squadra andai all’allenamento al palasport ma, al rientro, la polizia fermò il pullman e ci fece scendere. Ci spinsero in un tunnel. Stava transitando la colonna del bus che portava terroristi e ostaggi all’aeroporto, dove sarebbe poi avvenuta quella strage. Vidi gli assassini con le loro vittime”.

Adam Smulevich

(30 Agosto 2022)