Shaul Ladany, ritorno a Monaco
“La mia marcia non è finita”
“Se non fossi stato nell’altra palazzina che ospitava gli atleti israeliani, il mio nome sarebbe su questa lapide”.
Commovente ritorno, per Shaul Ladany, nei luoghi dove 50 anni fa fa si consumò l’orrore ordito da Settembre Nero. L’ex marciatore, già sopravvissuto in gioventù ai campi di sterminio, ha deposto un sasso sopra la targa in ricordo delle vittime nell’ex villaggio olimpico di Monaco. Un passo indietro una delle nipoti. L’immagine, toccante, è stata ripresa dalle telecamere del CIO nell’ambito di alcuni approfondimenti dedicati al cinquantesimo anniversario dei Giochi. Testimonial dalla sua istituzione della Run for Mem, la corsa per la Memoria ideata dall’UCEI, Ladany ha ricordato come la sua carriera “non sia ancora finita”. Di marciare non gli è passata infatti la voglia. Anche se è cambiato l’obiettivo. Non più vincere o salire sul podio come un tempo. Quanto lanciare ai giovani un messaggio di speranza e consapevolezza. Un impegno che i vertici dello sport mondiale hanno voluto riconoscergli nella forma più solenne, attraverso la medaglia che porta il nome del barone De Coubertin. La medaglia, riservata a pochi, “del vero spirito sportivo”.