“A quel finanziere e alla sua rete,
i Sacerdoti devono la vita”
Il 20 novembre del 1943 la famiglia Sacerdoti raggiunge Clivio, sopra Varese. “Eravamo partiti da poco più sotto, da Viggiù, per cercare di passare la frontiera. Io avevo pochi mesi ed ero in braccio a mio padre” racconta Giorgio Sacerdoti, presidente della Fondazione CDEC. “La mia famiglia si era incamminata con tanto di carrozzina per il pupo imbottita di pasta e cose da mangiare. Quando i finanzieri la videro, dissero ai miei: ‘ma voi scherzate? Passare clandestinamente con la carrozzina per i boschi?’ E quindi fu abbandonata. Mentre noi riuscimmo a passare la frontiera. Ad aiutarci furono appunto i finanzieri guidati dal maresciallo Luigi Cortile. Se non ci fosse stato lui e la rete con cui collaborava, il nostro destino sarebbe stato ben diverso”.
Ora, dopo anni di approfondite indagini, al maresciallo Cortile lo Yad Vashem di Gerusalemme ha deciso di conferire il riconoscimento più alto: il titolo di Giusto tra le Nazioni. La notizia ufficiale è arrivata nelle scorse ore. A entrare nel libro dei Giusti è anche Nella Molinari, una donna di Clivio che faceva parte della rete di soccorsi. “Sono molto felice per questa notizia”, dice Sacerdoti. “Mi sono occupato a lungo della domanda di riconoscimento, che inizialmente era stata respinta per mancanza di prove documentali. Poi, grazie al maggiore Gerardo Severino, direttore del Museo storico della Guardia di Finanza, è emersa la carta decisiva”.
Si tratta del documento inviato dalle milizie repubblichine al comando della Finanza di Brescia il 18 agosto 1944 in cui si dava conto dell’arresto, una settimana prima, di Cortile (nell’immagine). Una decisione degli occupanti nazisti. L’accusa era di aver agevolato l’espatrio clandestino dall’Italia alla Svizzera.
“Secondo le Autorità tedesche il Sottufficiale avrebbe fatto parte di un gruppo di clieviesi i quali, sotto la direzione di alcuni Sacerdoti locali, avrebbe consentito a numerosi israeliti di varcare la linea di confine, evitandone così il fermo. – si legge nel documento – Il CORTILE é, altresì, sospettato di aver fatto passare dall’Italia alla Svizzera e viceversa lettere e valuta dirette ad internati in quel Paese e da questi alle loro famiglie”. Ad essere arrestato con il maresciallo sarà anche don Gilberto Pozzi, parroco di Clivio, parte della rete d’aiuto clandestina. “Lui sarà liberato per intervento del cardinale di Milano. – racconta Sacerdoti – Cortile invece fu deportato”. Portato da Varese al carcere di San Vittore di Milano, il sottufficiale, dopo essere stato torturato, fu trasferito il 17 ottobre 1944 al Campo di concentramento di Bolzano. Di qui fu deportato a Mauthausen, dove arrivo il 20 novembre 1944. Esattamente un anno dopo il giorno in cui la famiglia Sacerdoti, grazie a lui, attraversò il confine e si salvò. Cortile morì nel gennaio 1945 nel sottocampo di Melk.
A lui nel 2007 l’allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano concesse la massima decorazione al merito civile. Fu, si legge nella motivazione, un “mirabile esempio di altissima dignità morale e di generoso spirito di sacrificio e umana solidarietà”. Ora a questo titolo si aggiunge anche quello di Giusto. Un riconoscimento condiviso con Nella Molinari, anche lei parte della coraggiosa rete di salvezza della piccola Clivio.
dr