Contro l’evasione, meno contante
Anche Israele, come molti paesi europei tra cui l’Italia, ha deciso di dare un’ulteriore stretta all’uso del contante nelle transazioni tra privati e nei pagamenti a favore di esercizi commerciali. Per quale motivo e perché proprio adesso? La stretta prelude forse all’adozione di una moneta elettronica gestita dalla banca centrale?
Dal primo agosto di quest’anno gli israeliani hanno dovuto ridurre ulteriormente l’uso del contante: se acquistano da un esercizio commerciale il tetto scende da 11.000 a 6.000 shekel (da circa 3.000 a 1.700 euro); in caso di compravendite tra privati (ad esempio il pagamento di un affitto) scende da 50.000 a 15.000 shekel (da circa 15.000 a 4.000 euro), con un’esenzione per acquisti di automobili usate, nel qual caso il tetto è stato lasciato a 50.000 shekel.
L’obiettivo principale del provvedimento è quello di combattere l’evasione fiscale e di contrastare la criminalità organizzata. Questa finalità accomuna Israele a tutte le maggiori economie avanzate, desiderose di aumentare le entrate fiscali per contenere i disavanzi provocati dall’aumento della spesa previdenziale e, negli ultimi anni, di quella sanitaria. Ci sono due importanti paesi che, tuttavia, si collocano agli estremi opposti per quanto riguarda la lotta al contante.
Gli Stati Uniti sono tradizionalmente un paese dove si è sempre scoraggiato l’uso del contante: chiunque è stato lì in vacanza avrà constatato che ogniqualvolta si tenta di effettuare un acquisto di un certo importo in contanti il cassiere strabuzza gli occhi e chiede una carta di credito. Nell’immaginario collettivo americano, l’utilizzo del contante è sinonimo di attività illecite.
All’estremo opposto si colloca la Germania, il paese europeo con il maggiore attaccamento al contante (la percentuale di transazioni elettroniche sul totale è la più bassa del continente): fino a pochi anni fa non era raro vedere un tedesco acquistare in contanti una automobile nuova.
Il motivo di tanto attaccamento non è da cercare nell’evasione fiscale o nell’economia sommersa, bensì in fattori culturali: fin quando circolava il marco, la banconota era motivo di orgoglio perché simboleggiava il miracolo economico tedesco. Con l’arrivo dell’euro, la preferenza per il contante e la diffidenza per le carte di debito e di credito è rimasta, un po’ per l’avversione innata a ogni forma di debito (in tedesco schuld significa debito ma anche colpa), un po’ perché il contante garantisce la riservatezza e riduce il rischio di intrusione da parte di malintenzionati o dello Stato.
Le restrizioni all’uso del contante non sono invece da collegare all’arrivo della moneta elettronica di banca centrale. Come è noto i complessi preparativi tecnici sono in corso e molti paesi del continente europeo, tra questi le nazioni dell’euro ma anche Regno Unito e paesi scandinavi, tra pochi anni metteranno a disposizione dei propri cittadini una moneta elettronica, in concorrenza con criptovalute e cosiddetti stablecoins. La Cina ha già iniziato a distribuire la propria moneta elettronica di banca centrale, ma questa stenta a diffondersi e competere con le monete private come quella del colosso Alibaba, anche perché non è garantito l’anonimato delle transazioni.
Aviram Levy, economista
(8 settembre 2022)