“La regina e gli ebrei, rapporto speciale”

I 70 anni di regno di Elisabetta passeranno alla storia. Un lungo periodo caratterizzato dall’espressione dei “valori più nobili della società britannica” anche a detta degli ebrei inglesi, che stanno partecipando al dolore di tutta una nazione. Rav Ephraim Mirvis, il rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, ha composto e diffuso una preghiera. “In un’epoca di profonda trasformazione – vi si legge – ha testimoniato ordine e giustizia; nei momenti di tensione, ha offerto la sua generosità di spirito”. Rav Mirvis la celebra anche in qualità di garante del pluralismo religioso, oltre che della libertà e dell’unità nella sua accezione più ampia. “Ogni settimana – le sue parole – nelle sinagoghe del Paese abbiamo pregato per la sua salute, il suo benessere e la sua saggezza: non ci ha mai deluso. Ricordo con vivo apprezzamento il caloroso rapporto che aveva con la comunità ebraica e il suo impegno per le relazioni interreligiose e la preservazione della Memoria. In un’occasione mostrò a me e a mia moglie oggetti di interesse e valore ebraico custoditi nella sua collezione privata al Castello di Windsor. Tra cui un rotolo della Torah salvato dalla Cecoslovacchia durante la Shoah”. Secondo rav Mirvis “il suo affetto per il popolo ebraico era profondo e il suo rispetto per i nostri valori palpabile”. L’auspicio quindi è che “la sua memoria e la sua eredità possano essere una benedizione eterna”.
Il Jewish Chronicle, il principale organo di informazione dell’ebraismo inglese, sta ospitando varie testimonianze su Elisabetta e gli ebrei. “Era, naturalmente, il capo della Chiesa d’Inghilterra: una devota cristiana. Eppure, nella vita della regina, c’era così tanto che risuonava in sintonia con gli ebrei britannici”, si legge in uno dei tanti interventi pubblicati sul sito web. “Come molte matriarche ebree – si evidenzia infatti – combinava la vita familiare con il servizio pubblico ed è rimasta leale e amorevole nonostante tante prove terribili. Come molte famiglie ebraiche, i reali sono ora riuniti sulla scia di una morte, contemplando un periodo rituale di lutto in cui potranno (si spera) sanare vecchie ferite”. Tra tanti c’è anche chi scrive: “Ci siamo permessi di immaginare che sarebbe andata avanti per sempre. Per molti di noi questo sembra un lutto personale. Qualcosa di inestimabile valore ci è stato strappato e ci sentiamo devastati”.
Speciale è stato il rapporto con rav Jonathan Sacks, il predecessore del rav Mirvis, da lei proclamato baronetto e lord. Riecheggiano, in queste ore, i suoi pensieri. “Non sempre – sosteneva il rav, scomparso nel 2020 – apprezziamo a sufficienza il ruolo della regina in uno dei cambiamenti più significativi degli ultimi 60 anni: la trasformazione della Gran Bretagna in una società multietnica e multireligiosa. Nessuno ha lasciato il segno più della famiglia reale, e tutto inizia con la regina stessa”. Già nel 1952, nel primo anno del suo regno, era infatti patrona del Consiglio dei cristiani e degli ebrei: una organizzazione fondata dall’arcivescovo di Canterbury William Temple e dal rabbino capo Joseph Hertz “in una delle notti più buie della storia dieci anni prima”. Per rav Sacks “in Inghilterra, in maniera quasi unica, la Chiesa si è schierata al fianco della comunità ebraica nella sua lotta contro l’antisemitismo: il riconoscimento reale dell’importanza di questo sforzo ha conferito all’impegno interreligioso una centralità e un prestigio che altrimenti non avrebbe avuto”.
La sua scomparsa è stata pianta anche in Israele (Paese che non ha mai visitato, a differenza del marito Filippo). “Durante il suo lungo e memorabile regno, il mondo è cambiato radicalmente, mentre la regina è rimasta un simbolo di leadership stabile e responsabile e un faro di moralità, umanità e patriottismo”, il cordoglio del Presidente Herzog. “Nella sua vita e nel servizio reso al suo popolo, la regina incarnava uno spirito di integrità, dovere e antica tradizione”.

(Nell’immagine: la regina riceve in dono una Chanukkiah dalle mani del rav Jonathan Sacks)