Gli ebrei d’Europa e l’antisemitismo
“Oltre l’85% degli ebrei europei ritiene che l’antisemitismo sia aumentato nel corso degli ultimi cinque anni. Ma un riscontro dei casi documentati di antisemitismo visibile nel corso del tempo non conferma interamente questa percezione, e tende semmai a suggerire stabilità. Certo esiste uno zoccolo duro di incorreggibili. Ma quello che si è completamente trasformato è il sistema delle comunicazioni di massa, specialmente attraverso i social media, che danno enorme risonanza globale a qualsiasi episodio locale, sia pure marginale”. Lo scrive in un’analisi sul Corriere della Sera dedicata all’antisemitismo odierno il demografo Sergio Della Pergola. Richiamando i dati di un’importante indagine del 2018 sulle percezioni degli ebrei europei rispetto alla minaccia antisemita, Della Pergola si sofferma sul tema della critica a Israele, riemerso in Italia nel corso della campagna elettorale. In particolare si parla dell’accusa al mondo ebraico di rifiutarla in blocco. “Con voi ebrei non si può dire una sola parola di critica a Israele”, l’espressione che Della Pergola usa come sintesi di questo atteggiamento, ricordando come già in quel “voi” inizi il problema: “la deumanizzazione dell’ebreo in quanto singolo, e la sua assegnazione a parte indistinta di un’entità aliena, e nei tempi peggiori da emarginare”. In più, evidenzia il demografo – tra i curatori dell’indagine del 2018 -, i dati dicono che la maggioranza degli ebrei d’Europa non ritiene la critica un problema finché non sconfina nella delegittimazione o nella negazione del diritto di Israele a esistere.
L’Italia e l’intolleranza. I dati raccolti dall’Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) dicono che negli ultimi tre mesi (da maggio a luglio) si sono registrati 671 episodi di discriminazioni, 457 avvenuti in luogo fisico. Mentre 214 sono minacce e insulti che viaggiano attraverso la Rete. Dati che, scrive L’Espresso che li ha analizzati, rappresentano “la spia di un clima sommerso di intolleranza” nel nostro paese. “Dagli insulti ai calci, dalle offese alle aggressioni. Razzismo, omotransfobia, antisemitismo. Sono 209 le persone aggredite in quanto ‘stranieri’, 45 per il colore della pelle, 126 gli episodi di omotransfobia, 54 di antisemitismo”. Secondo il settimanale però “i numeri dell’odio raccolti dall’Unar non riescono tuttavia a portare in superficie la campagna di caccia al ‘diverso’ che si è intensificata in soli novanta giorni”.
L’avanzata ucraina. Il fronte russo nell’est dell’Ucraina ha ceduto e le forze ucraine hanno ripreso in un solo giorno le città di Kupyansk e di Izyum dopo un’avanzata molto rapida. “Disfatta russa” titola Repubblica, spiegando che Mosca in pochi giorni ha perso molti territori conquistati in questi tre mesi d’aggressione. Il presidente ucraino Zelensky, aggiunge il Corriere, ha annunciato di aver liberato trenta città. Mosca ha replicato sostenendo che il ritiro sia motivato dalla necessità di concentrare le sue truppe nella zona del Donbass.
Promesse elettorali. L’ex ministro degli Esteri Giulio Terzi, oggi candidato con Fratelli d’Italia, ha espresso cautela, scrive il Corriere, rispetto al possibile spostamento a Gerusalemme dell’ambasciata italiana in Israele di cui ha parlato di recente il leader della Lega Matteo Salvini. Secondo Terzi occorre che “maturi una posizione anche in Parlamento” a riguardo.
La parola ebreo. Nella sua rubrica sul settimanale Oggi, la senatrice a vita Liliana Segre – che ha festeggiato ieri i suoi 92 anni -, rispondendo a una lettrice, riflette sui cori antisemiti negli stadi italiani e sull’uso della parola ebreo come insulto. In particolare Segre ricorda come esempio di contrasto a questa ignoranza l’iniziativa educativa Quarto Anno Rondine, apertasi quest’anno con la partecipazione di otto Testimoni espulsi nel ’38 dalle scuole perché ebrei. La senatrice richiama in particolare le parole pronunciate per l’occasione dalla presidente UCEI Noemi Di Segni alla classe di Rondine: “Spero che per voi studenti, oltre alle leggi razziali, oltre alla tragedia, la parola ebreo rappresenti sempre un mondo immenso da cui attingere e imparare, col piacere di stare a fianco insieme”.
Segnalibro. Nel suo approfondimento Controcultura, il Giornale intervista lo scrittore americano Joshua Cohen, tra i protagonisti del prossimo Festival del Libro ebraico di Ferrara (14-18 settembre). E parla della genesi del suo libro premio Pulitzer I Netanyahu. Su La Lettura del Corriere invece c’è un ampio colloquio con Sasha Marianna Salzmann, nata in Russia nel 1985, di origini ucraine e famiglia ebraica, cresciuta in Germania. “La mia identità ècomplessa. Nel mio certificato di nascita c’è una distinzione tra Stato di appartenenza, la Russia, e nazionalità, ebraica. Ciò fa in parte già capire come funzionava la mente sovietica: la religione era vietata e l’essere ebrea mi rendeva parte di una minoranza etnica. – racconta Salzmann -. In questa fase spesso cercano di incasellarmi, di chiedermi se sono russa o ucraina, ma non funziona molto per un ebreo dell’ex Urss”. L’autrice sarà a Pordenonelegge, così come sarà presente la scrittrice israeliana Ayelet Gundar-Goshen per presentare il suo ultimo libro Dove si nasconde il lupo, di cui parlerà anche a Roma per la Giornata della Cultura ebraica. A intervistare oggi Gundar-Goshen il Manifesto. L’Espresso invece racconta del ritorno in libreria del saggio del 1943 di Hannah Arendt Noi rifugiati.
Irrendentismo. Secondo l’accademico e saggista israeliano Avishai Margalit – di cui il Domenicale del Sole 24 Ore pubblica un intervento – “irredentismo e revanscismo sono termini del Diciannovesimo secolo che ben si adattano alle rivendicazioni della Russia sull’Ucraina e della Cina su Taiwan spacciate per riunificazioni”. Parlando di questi fenomeni, Margalit – che terrà a Carpi un intervento pubblico venerdì prossimo – sostiene che anche “la lunga faida sanguinaria fra Israele e Palestina è profondamente irredentista, con gli irredentisti di destra che rivendicano un ampliamento di Israele e le rivendicazioni di Hamas sull’intera Palestina come retaggio religioso islamico”.
L’indagine a Roma. Nuove rivelazioni su Giovanna Boda, l’ex dirigente del ministero dell’Istruzione accusata di corruzione. Agli atti dell’inchiesta, scrive tra gli altri il Messaggero, “anche il tentativo di ottenere una corsia preferenziale per parenti e per due collaboratrici per sottoporsi in anticipo al vaccino anti-Covid” in Israele. La richiesta all’editore Federico Bianchi di Castelbianco sarebbe avvenuta nei primi mesi del 2021, quando Israele era uno dei Paesi leader nella campagna vaccinale. È in quel momento, riporta il Corriere, che Boda “preme sul suo ‘socio’, l’uomo che le ha già procurato regali e favori, affinché trovi la strada per assicurarle il nuovo status di vaccinata”.
Daniel Reichel