Trasmettere la Storia

Il mondo corre sempre più veloce. Spesso lo fa verso una nuova guerra, verso nuovi massacri, verso la propria implosione. È necessario trasmettere per imparare, affinché non succedano più cose del genere.
La Shoah è qualcosa di unico nella storia dell’essere umano. Lo è perché ha coinvolto una grande parte del globo terrestre, dove nel protrarsi dell’orrore si sono viste intere popolazioni, unite nei generi e nelle generazioni. Del periodo si parla di resistenti, di oppositori, di partigiani, ma bisogna ricordarsi di coloro che aiutarono il nazismo nella sua espansione. La Shoah è stata una guerra a sé.
Negli ultimi mesi, mentre il nazifascismo perdeva militarmente terreno, si intensificava lo sterminio degli ebrei, tanto che gli ungheresi – ultima gigantesca comunità israelita ad essere deportata, non sbarcarono più sulla Judenrampe, ma all’interno stesso del campo di Birkenau. Dal 28 aprile 1944 arrivarono nel campo di sterminio almeno 53 treni, ciascuno dei quali portava circa 3000 ebrei: non venne neanche fatta la selezione e tutti furono direttamente inviati alle camere a gas. Oltre al governo ungherese, vi fu quello francese, quello italiano con le famigerate Leggi del ’38 – successivamente con la Repubblica di Salò – e molti governi fantoccio europei che aizzarono le popolazioni ad odiare, denunciare ed uccidere gli ebrei. Dobbiamo continuare a trasmettere la Storia per quello che è stata.

Alan Davìd Baumann

Il testo è tratto dall’introduzione a “La Shoah a colori – 1, 2, 3, Stella” (A&A edizioni), libro curato da Alan David Baumann con all’interno scritti di Edith Bruck, Alberto Baumann, Amos Luzzatto, Remo Rapetti, Claudio Strinati, Edda Tedeschi, rav Elio Toaff. “Per me – racconta – è stato anche un modo per dare continuità al pensiero dei miei genitori Eva Fischer ed Alberto Baumann. Le loro opere e i loro colori invocano i sensi di ogni essere umano nel raccontare, nel capire, nel non ripetere”.
Varie opere di Fischer saranno protagoniste anche a Daruvar, in Croazia, dove una mostra nella galleria d’arte a lei intitolata ripercorrerà il rinnovamento continuo che la pittrice nata nel 1920 nella città oggi croata e morta a Roma nel 2015, ha avuto nel corso del suo lavoro come incisore. Ad essere esposte gran parte delle sue acqueforti ed acquetinte: 75 opere nelle quali l’artista ha rappresentato, sia in bianco e nero che a colori, alcune tra le tematiche a lei più care. La mostra, realizzata nell’ambito delle iniziative locali per la Giornata Europea della Cultura Ebraica, ha visto la collaborazione dell’Istituto Italiano di Cultura di Zagabria