Il mondo ebraico e l’Europa che verrà
Dall’Ucraina alla Germania, dalla Francia alla Croazia, dal Belgio all’Ungheria. Passando anche dal “laboratorio” Bosnia.
Un viaggio in realtà molto diverse tra loro per tastare il polso agli umori dell’ebraismo europeo nel periodo di attesa, rinnovamento e trasformazione che stiamo attraversando. Dove sta andando l’Europa? Quali i valori e i principi da preservare? A quali minacce è necessario opporsi?
Un itinerario polifonico e con molti spunti da raccogliere; oltre le sfide comuni ad emergere sono infatti singole specificità, differenti da un Paese all’altro, sulle quali vale la pena soffermarsi.
L’Ucraina e la sfida degli aiuti umanitari, ad esempio. Uno dei temi di maggiore attualità a livello internazionale, con il mondo ebraico che resta in prima linea. Ma anche la Germania e l’elaborazione di un passato doloroso il cui riverbero resta tangibile. La Francia e la qualità del suo impegno (non sempre all’altezza) contro il radicalismo islamico che ha colpito anche sinagoghe e luoghi ebraici. Le battaglie per la difesa dei diritti religiosi fondamentali, sotto attacco a partire dalla Shechitah, in Belgio. Non mancano i motivi di preoccupazioni, pertanto, anche alla luce di un vento populista in ascesa che inquieta e che, in certi contesti, sta già lasciando un segno. Quelle dell’Europa ebraica, pur nella loro eterogeneità, sono comunque voci di “resilienza”. Testimonianze vive di chi non appare intenzionato ad alzare bandiera bianca ma, al contrario, crede ancora nel futuro. E continua a perseguire con determinazione l’obiettivo di una continuità, di un nuovo anello da aggiungere a questa bimillenaria progressione. Un tema richiamato anche nelle sedi istituzionali che contano, fino alle stanze del Parlamento europeo. Dove al necessario sforzo contro l’antisemitismo, a livello sia giuridico che educativo, si associa in parallelo un impegno volto a favorire il radicamento di una presenza ebraica nel territorio. Nel segno di un ebraismo che, consapevole della propria storia e dei propri valori, punta a restare protagonista. Del tempo presente e di quello che verrà. Una sfida che riguarda tutti. Magnificamente lo spiegò rav Jonathan Sacks in un suo intervento di qualche anno fa: “La storia degli ebrei in Europa ricordava non è sempre stata felice. Il trattamento dell’Europa agli ebrei ha aggiunto alcune parole al vocabolario umano: disputa, conversione forzata, inquisizione, espulsione, autodafé, ghetto, pogrom e Shoah, parole scritte con lacrime e sangue ebraici. Eppure, a discapito di tutto, gli ebrei amavano l’Europa e hanno contribuito ad essa alcuni dei suoi più grandi scienziati, scrittori, accademici, musicisti, formatori della mente moderna”.
“Se l’Europa si lascia trascinare di nuovo su questa strada aggiungeva l’ex rabbino capo d’Inghilterra e del Commonwealth, scomparso nel 2020 questa sarà la storia raccontata nei tempi a venire. Prima vennero per gli ebrei. Poi per i cristiani. Poi per gli omosessuali. Poi per gli atei. Fino a quando non ci fu più niente dell’anima d’Europa, salvo un ricordo sbiadito, lontano”.