Distinzioni

Un recente articolo (Liliana Picciotto, The Decision-Making Process of the Roundup of the Jews of Rome – October 1943, A Historiographic Revisitation Based on OSS – Office of Strategic Services -Documents, Yad Vashem Studies a.48/1-2, 2020) tratteggia (questo non è però l’oggetto principale del lavoro) l’endemica debolezza del regime fascista. Alla luce delle conseguenze esposte in questo eccellente lavoro, si ha la conferma di come la deposizione del Duce il 25 luglio 1943 sia stata una iattura, perché gli ebrei che prima erano sotto la giurisdizione fascista passarono dalla discriminazione mussoliniana allo sterminio hitleriano, l’Italia fu occupata e depredata dai tedeschi, e gli alleati si trovarono a combattere non più contro le truppe italiane bensì contro quelle hitleriane. Per i non ebrei, troviamo che l’esercito italiano finì nelle mani dei nazisti, i quali deportarono in Germania mezzo milione di militari.
Chi votò l’ordine del giorno Grandi, abbandonando l’Italia allo sbando, sarebbe dovuto essere punito severamente, invece, chi non fu fucilato a Verona finì i suoi giorni lietamente e morì di vecchiaia. Certo, nell’ipotesi divisata, è più che probabile che i tedeschi non avrebbero consentito a Mussolini di essere sconfitto senza subentrare al suo posto con le loro forze.
Comunque, in qualsiasi di queste due ipotesi, viene fuori la totale inconsistenza del fascismo, che soltanto per ragioni strumentali viene da sempre ingigantito quando, messo alla prova, si rivela come una tragica e orribile sceneggiata, che ebbe qualche successo soltanto contro i più deboli, non a caso neri ed ebrei.
Sarebbe meglio disquisire di difesa della democrazia anziché di antifascismo, perché altrimenti si rischierebbe di mandare un messaggio equivoco alle nuove generazioni. Presentare il fascismo come un’idra contro la quale ogni cavaliere dovrebbe battersi può nel breve periodo consentire qualche vantaggio ma, nei tempi lunghi, finisce per nobilitarlo, eccitando la fantasia malata di chi ne vede una proiezione della propria aggressività. Non sarà un caso se Umberto Eco da ultimo lo ha presentato letteralmente come un fenomeno sgangherato e privo di un corpus ideologico degno di quel nome. Il fascismo è connotato da quattro caratteristiche fondamentali: gerarchia, autoritarismo, xenofobia e sprezzo della razionalità. Anziché tirare in ballo in sede elettorale le precedenti generazioni (non sono certo che sia lo spazio più giusto) sarebbe più utile pensare all’attualità, per verificare se l’Italia sia riuscita a distinguere destra e fascismo. Per farlo bisognerebbe leggersi i programmi, insomma, faticare. Lavorare stanca, scriveva Pavese, ma il lavoro potrebbe non solo rivelarsi proficuo, ma potrebbe pure riservare interessanti sorprese.

Emanuele Calò, giurista