Dallo shtetl a Venezia, da Fez a Jaffa:
le montagne russe dell’anima

Inizia da Venezia il viaggio di un libro speciale: “Anime”, opera dello scrittore, traduttore e drammaturgo israeliano Roy Chen. Acclamato dalla critica, è stato tradotto in italiano dall’editore Giuntina e avrà l’onore, nel pomeriggio, di aprire il ciclo di incontri Writers in Conversation organizzato dall’Università Ca’ Foscari. Secondo ospite della rassegna sarà Joshua Cohen, vincitore in primavera del Premio Pulitzer e prossimo ospite della Festa del Libro ebraico in Italia organizzata a Ferrara dal Meis.

Ho notato “Anime” di Roy Chen grazie a una frase dello scrittore Meir Shalev sulla copertina dell’edizione israeliana. Recitava così: “Maledizione, perché non è venuta in mente a me questa idea? Sarà per la prossima reincarnazione…”. Gli editori di tutto il mondo cercano di attirare l’attenzione dei lettori corredando i libri con i giudizi di altri scrittori già rinomati. Ma una frase così insolita non mi era mai capitata… Questo libro va letto, mi sono detto – e fin dalla prima pagina è stata una folgorazione. L’autore si rivolge direttamente al lettore, interloquisce con te rendendoti fin da subito partecipe della storia, calandoti con un tocco magico in una straordinaria esperienza di lettura. “Care anime”, è questo il tocco di magia – e l’incipit del romanzo – che per incanto ti fa entrare dentro alle pagine. Le anime del titolo sono i lettori ma sopratutto i due protagonisti del romanzo, due anime che si cercano per 400 anni di storia ebraica, attraverso molteplici reincarnazioni e luoghi diversi: Chorbitza, uno shtetl dell’est Europa, Venezia, Fez in Marocco, Dachau e Jaffa in Israele. A raccontare la storia è Grisha, durante la sua ultima reincarnazione. Ma è forse possibile credere a una vicenda del genere? Secondo la madre di Grisha, Marina, assolutamente no. Infatti, mentre il figlio scrive le sue memorie, Marina di nascosto legge e aggiunge in calce, clandestinamente, i suoi ricordi e la sua versione della storia. “Di vita ce n’è una sola,” commenta, “tutto il resto è una metafora”. Madre e figlio si contendono così il cuore del lettore, fino all’ultima pagina. Toccherà ad ognuno di noi decidere a quale storia credere. E non sarà così facile…
Tradurre “Anime” (a quattro mani insieme a Bianca Ambrosio) è stata un’esperienza esaltante per le innumerevoli sorprese che questo romanzo riserva ad ogni pagina: tanti piccoli misteri da scovare e rendere in italiano, segni lasciati per il lettore, talvolta nascosti tra le righe – persino nell’indice (no spoiler). Ed è stato difficile per i diversi piani stilistici: l’atmosfera gotica di Chorbitza, il ritmo fulmineo del testo teatrale nel capitolo ambientato in Marocco, la lingua di immigrata russa in Israele di Marina; come anche per le diverse ambientazioni temporali (quattro secoli!) e per i numerosi riferimenti alla Bibbia e al Talmud oltre che per le espressioni yiddish, russe, arabe e veneziane. Insomma, un lavoro complesso che tuttavia è stato anche molto divertente per il sottile umorismo che accompagna tutto il libro e per la sua inesauribile originalità. Come ha scritto il quotidianao Haaretz: “Anime è un’opera straordinaria, eccitante, un viaggio sulle montagne russe fatto di emozioni forti e umorismo ebraico”. Un augurio di buona lettura a tutte le anime che si imbatteranno in questo incatalogabile romanzo.

Shulim Vogelmann

(15 settembre 2022)