Segnalibro – Shabbat e rinnovamento

Ci sono diversi modi per onorare lo Shabbat. Differenti sono le tradizioni, ma il denominatore comune è unico. Un filo “che unisce idealmente un ebreo da Gerusalemme a Capo Nord” a prescindere dal fatto che la declinazione della sua identità sia “Israele o Diaspora, sefardita o ashkenazita”. Un patrimonio inestinguibile dell’ebraismo, che si rinnova di settimana in settimana nell’attesa della “regina” (uno dei nomi con cui è conosciuto il Sabato). Ma una possibile sorgente di valori anche per quella parte di società esterna attenta a un certo tipo di stimoli. Anche a questo pubblico si rivolge “Shabbat Shalom. Il rinnovamento dell’Umanità”, libro intervista al rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni e allo psicanalista David Meghnagi a cura di Dario Coen, già presidente di Beautiful Israel Italia. Pubblicato dall’editore Gangemi con un’introduzione di Stefano Folli e le illustrazioni di Micol Nacamulli, farà il suo esordio in occasione della Giornata della Cultura Ebraica romana. Il contesto ideale per presentarlo visto che questa edizione sarà dedicata, per l’appunto, al tema del “rinnovamento” in molte sue accezioni.
“Shabbat Shalom. Il rinnovamento dell’Umanità” è un libro ricco di spunti e di agevole lettura anche grazie ad alcune schede tematiche che sono un ulteriore invito all’approfondimento. È l’elaborazione, nel suo insieme, di un momento di assoluta centralità nella vita ebraica. Teoricamente, ricorda il rav Di Segni, “già da quando finisce il Sabato tutta la settimana deve essere proiettata verso la sua fine, dedicando alla sua preparazione i pensieri migliori, la scelta dei cibi, i tempi lavorativi e l’organizzazione domestica, in un crescendo che culmina il giovedì e il venerdì”. Un rito millenario adattatosi ai più diversi contesti e scenari. Come quello degli ebrei di Libia padroneggiato da Meghnagi. In passato, racconta, “quando non c’erano orologi in casa e per stabilire l’arrivo dello Shabbat si guardava in cielo per vedere se erano apparse tre stelle”. Una tradizione che resiste allo scorrere del tempo e a tante latitudini. Come lo Shabbat: baluardo di vita, identità e futuro.
Diceva Abraham Joshua Heschel, che allo Shabbat avrebbe dedicato uno dei suoi libri più celebri: “Il mondo è nelle nostre mani, ma la nostra anima appartiene a qualcun altro. Per sei giorni alla settimana cerchiamo di dominare il mondo, nel settimo di dominare noi stessi”.