Donatella Levi (1939-2022)

Un’altra Testimone ci ha lasciato. Donatella Levi era nata a Verona nel 1939, dove viveva nella medesima casa che insieme ai suoi familiari dovette abbandonare in seguito alle persecuzioni razziste nazifasciste quando aveva solo quattro anni. Il mondo della sua infanzia, gli alberi del giardino della sua casa all’ombra dei quali giocava, scomparvero improvvisamente, insieme agli amici e ai suoi amati giocattoli.
Donatella sopravvisse alle persecuzioni ed evitò la deportazione, che invece colpì altri suoi familiari, ma quel che subì la traumatizzò profondamente e ne fece oggetto di studio e analisi. Ne parlava spesso nei suoi incontri con gli studenti, in conferenze e in articoli su riviste specialistiche.
Donatella, che era curiosa, aperta alle novità, creativa, è stata anche pittrice e ha svolto per lunghi anni l’attività di psicanalista e psicoterapeuta. È stata direttrice dell’Associazione bambino maltrattato. Pochi anni fa a Mantova aveva esposto alcuni dei suoi quadri, ricchi di colori e fantasia, e il nipote, al quale era molto affezionata, ne sta curando il catalogo completo.
Il nonno materno, Virginio Bassani, era uno stimato avvocato e aveva fondato una delle prime riviste di diritto del lavoro in Italia. Ed avvocato era anche il padre di Donatella, Enzo, originario di Mantova che dopo il matrimonio con Renata Bassani si trasferì a Verona per lavorare nello studio con il suocero.
La casa di Verona fu progettata dall’architetto Ettore Fagiuoli, noto come scenografo della prima Aida allestita in Arena, nonché per aver progettato la nuova sinagoga inaugurata nel 1929.
La piccola Donatella si salvò fuggendo e cambiando identità, come avrebbe poi raccontato nel suo libro autobiografico, pubblicato la prima volta nel 1995: «Vuole sapere il nome vero o il nome falso?» (Edizioni Cierre grafica 2011). Era così che rispondeva a guerra finita a chi le chiedeva il suo nome. Non fu facile per lei il ritorno alla normalità; mi raccontò che dopo anni di fughe e di vita nascosta ogni nuovo incontro le incuteva paura e che le fu molto difficile ritrovare la sua vera identità.
Ho conosciuto Donatella solo pochi anni fa ma, per quelle fortune inattese che raramente accadono nei nostri percorsi di vita, ne è nato spontaneamente un rapporto di amicizia particolare. Come se ci conoscessimo da tanto tempo ci confidavamo e condividevamo pensieri ed emozioni, paure e speranze. Grazie Donatella per tutto quello che mi hai detto, per avermi parlato delle tue angosce per le guerre, per i neofascismi e i razzismi mai finiti, ma soprattutto per il tuo amore per la vita, l’attenzione ai deboli e ai bambini e grazie per avermi ascoltato e consigliato. Che il tuo ricordo sia di Benedizione.

Bruno Carmi

(18 settembre 2022)