Antisemitismo inconsapevole

C’è un nuovo aspetto dell’antisemitismo che sta affiorando in questi giorni e di cui sarebbe bene forse discutere: l’antisemitismo inconsapevole. Chi raccoglie e riporta, senza accorgersene, frasi, definizioni, termini che hanno parte nella storia della denigrazione degli ebrei, non fa altro che far emergere stereotipi e pregiudizi ben radicati, su cui non ha mai riflettuto, che non ha mai inquadrato in nessun contesto, di cui ignora il senso e il valore. Così si può scrivere un libro che echeggia stereotipi antisemiti senza accorgersene, magari chiamando il personaggio dell’usuraio Salomon, anche se agli occhi di qualcuno che conosce la storia il riferimento è ovvio. Così si può andare in sinagoga a rappresentare ufficialmente il sindaco, in occasione della Giornata della cultura ebraica, e raccontarvi, convinti di essere spiritosi, una barzelletta tipicamente antisemita: “Lo sai perché gli ebrei hanno il naso grosso? Perché l’aria è gratis.” Chi lo ha fatto, a Genova, ignora certo tutto – almeno lo speriamo – delle caricature antisemite naziste dei nasi degli ebrei, non ha mai visto la copertina del primo numero de La difesa della razza e pensa che le razze esistano. Ignoranza, pregiudizio? Personalmente penso che questo antisemitismo inconsapevole sia pericoloso quanto quello mirato e voluto. Ne rappresenta l’humus, la possibilità di crescita. Un discorso, ovviamente, che non vale solo per l’antisemitismo, ma per il razzismo e per tanti altri modi di concepire la vita e i rapporti con gli altri. E mentre un razzista o un antisemita dichiarato si può sempre combattere, come combatti il pregiudizio, l’ignoranza, il luogo comune? Solo in una prospettiva di lungo periodo, con la conoscenza, la cultura, l’etica. Gettando semi e curando che diano frutti.

Anna Foa, storica