La Giornata a Pescara
Pannonica, l’eroina del jazz

La Giornata della Cultura Ebraica a Pescara è stata dedicata alla figura di Pannonica Rothschild, grande mecenate degli artisti del Jazz in America negli Anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Una baronessa ebrea ma anche una ribelle: una non-conformista come tante persone che hanno “rinnovato” la cultura europea. Nel suo nome la prima nazionale del concerto “Pannonica Rotschild – L’eroina del jazz” di Francesco Ferrazzoli con la voce di Chiara Colizzi e il pianoforte di Tony Pacella. Proponiamo l’intervento tenuto da Lisa Palmieri Billig, rappresentante dell’American Jewish Committee in Italia e presso la Santa Sede.

Tra Jazz e Klezmer

È per me, in quanto cittadina onoraria di Pescara – un grande onore e piacere stare con voi per questa specialissima serata. È un’idea bellissima e molto originale dedicare il tema della Giornata Europea di Cultura Ebraica di quest’anno – “Rinnovamento” – alla grande mecenate degli artisti del jazz in America degli anni cinquanta e sessanta, Pannonica Rothschild, o “Nica”, la donna che ha aiutato e salvato la vita al famoso jazzista Thelonious Monk e di tanti altri musicisti jazz di quegli anni. Una baronessa, figlia della dinastia dei banchieri Rothschild, ebrea ma anche una grande ribelle – una non-conformista come tante persone che hanno “rinnovato” la cultura europea. C’è un pò della sua storia nel concerto scritto da Francesco Ferrazzoli, recitato dall’attrice Chiara Colizzi e con la musica suonata dal nostro jazzista, Tony Pancella. Si potrebbe raccontare molto di più su Nica e sulla sua vita straordinaria, ma per questo ci vorrebbe una serata a parte. Vorrei ora fare qualche riflessione sul perché della scelta di Pescara di festeggiare quest’anno la Giornata Europea della Cultura Ebraica col tema di Rinnovamento dedicandolo ad un concerto in onore di Pannonica “Nica” Rothschild.
Innanzittutto vorrei ricordare che il rinnovamento come concetto guido della vita è una caratteristica alla base dell’ebraismo. “Ehyeh Asher Ehyeh” disse il Signore a Mosè sul Monte Oreb, ossia “io sono quel che sono, sarò quel che sarò, sono stato quel che sono stato” – passato, presente e futuro tutto insieme perché nella lingua ebraica il tempo è una unità. Ma queste parole potrebbero anche indicare il nostro dovere alla ricerca continua di conoscenza dell’Eterno come compito della vita. È una evoluzione che non si ferma mai, e in ogni generazione ci si deve dedicare di nuovo alla ricerca, allo studio. La vita è movimento, è ricerca, è rinnovamento.
La nascita della prima musica jazz nel fine ‘800-inizio ‘900 a New Orleans coincideva con le prime immigrazioni ebraiche dall’Est Europa in America. La maggior parte arrivava proprio da quella terra che oggi è quella della guerra in Ucraina – erano i profughi dai pogrom dell’epoca, poverissimi, ma destinati a contribuire alla ricchezza culturale americana. Tra di loro tanti musicisti, che come minoranza religiosa ed etnica e come amanti della musica trovavano grandi legami affettivi e artistici con questi afro-americani. Legavano, a tutti i livelli. Case discografiche e case editrici per la musica, musicisti a tutti livelli, cominciarono ad occuparsi a tempo pieno della musica jazz e dei suoi protagonisti. Il sentimento di profonda amicizia era reciproco. Tra i personaggi famosi della musica jazz afroamericana che si sentivano molto vicini agli ebrei c’era per esempio Louis Armstrong, che si faceva fotografare con una collana con la stella di David intorno al collo, oppure Willis “Il Leone” Smith, il quale avendo scoperto di avere un antenato ebreo si convertì all’ebraismo.
Gli ebrei immigrati che hanno contribuito tanto a quell’epoca con la loro musica, come George Gershwin o Irving Berlin, poi Benny Goodman, Artie Shaw, Al Jolson, si combattevano contro il razzismo di quegli anni e si schierarono a fianco agli afroamericani nella loro lotta per l’integrazione. Artie Shaw ha creato il primo Night Club integrato chiamato “Cafe Society”. E Benny Goodman, nel 1938, ha presentato – con la sua orchestrina integrata di ebrei e afro-americani, “The King of Swing”, il primo concerto jazz al prestigioso Carnegie Hall nei tempi in cui l’integrazione era taboo. Un altro immigrato ebreo ha ricevuto molti premi da organizazzioni afroamericane tra cui “Disc Jocky of the Year” nel 1949 dal Global News Syndicate per la sua “continua promozione di artisti neri.” Insieme, questi ebrei e afro-americani sognavano di un America senza pregiudizi. E si capivano profondamente nella musica che facevano. Poi oggi siamo di nuovo insieme con la musica Klezmer-Jazz, un connubio felice di tradizioni innovativi di ebrei e di afro americani. Per tutto questo, per quel profondo senso di communanza, la scelta di festeggiare una protagonista ebrea che ha tanto contribuito al successo della musica afroamericana jazz, è un giustissimo contributo al tema di Rinnovamento della Cultura Ebraica – europea, americana ma meglio detto “globale” com’è la musica jazz.
Ed è un’altro contributo originale e profondo di Pescara al nostro progetto comune di amicizia e della ricerca e riscoperta delle radici ebraicocristiane dell’Abruzzo.

Lisa Billig