Rinnovarsi, un processo millenario

Seppur non ci si possa illudere che il particolare possa spiegare il tutto, ci sono singoli esempi che aiutano a comprendere interi processi storici e sociali. È il caso, per l’ebraismo italiano, dell’evoluzione della Ferrara ebraica. Realtà meno in vista di molte altre, ma le cui vicende ben rappresentano la continua evoluzione del dialogo-scontro tra ebrei e mondo circostante. E lo evidenzia in modo chiaro il titolo scelto per l’incontro che ha aperto, nella città estense, la Giornata Europa della Cultura Ebraica di quest’anno: “Il rinnovamento dell’ebraismo: Ferrara, Italia, Europa”.
Un confronto a più voci con protagonisti rav Luciano Meir Caro, rabbino capo della città, l’ebraista Giulio Busi, il vicepresidente UCEI Giulio Disegni, la studiosa Laura Graziani Secchieri e il direttore della Fondazione Cdec Gadi Luzzatto Voghera. Al pubblico rav Caro ha ricordato come lo sviluppo del mondo ebraico sia fortemente legato a solide radici. “Nell’ebraismo tutto dipende dalla Torah, un testo che consideriamo messaggio universale fuori dal tempo per darci indicazioni su come dobbiamo vivere. E che ci ricorda che rinnovamento significa rinnovarsi nel solco della tradizione”. Una tradizione rimasta sempre minoranza in dialogo con la maggioranza, capace con la forza dei valori e non dei numeri, di lasciare il segno. “Dal punto di vista demografico e politico l’ebraismo della Diaspora è quasi sempre elemento minore, ma questo non vuol dire che la qualità dell’apporto ebraico sia minore”, ha evidenziato Busi, ricordando il contributo del pensiero ebraico a livello europeo ed evidenziando le tensioni tra periferia e centro in questo sviluppo. “Il rinnovamento – ha poi tenuto a sottolineare Busi – non avviene nei momenti di crisi, ma è un processo continuo molto difficile da identificare in tempo reale”. Evidenza di questo, almeno dal punto di vista giuridico, è il percorso raccontato dal vicepresidente UCEI Giulio Disegni: quello che ha portato nel corso del tempo a modificare, attraverso le leggi, i rapporti tra ebrei e Stato. In un excursus di 150 anni, Disegni, avvocato e giurista, ha presentare al pubblico quello che ha definito un doppio binario: da una parte il continuo rinnovarsi del rapporto giuridico con il potere statale, dall’altra il modificarsi dei regolamenti interni alle Comunità ebraiche italiane: dall’epoca dell’Emancipazione fino all’Intesa e allo Statuto UCEI, un articolato complesso di norme che oggi tutelano i diritti degli ebrei italiani. “Oggi, a differenza che in passato, l’appartenenza alla Comunità non è obbligatoria, ma noi riteniamo che questa iscrizione rappresenti un diritto: perché in questo modo si può, mantenendo la propria uguaglianza di cittadini, rivendicare allo stesso tempo la nostra specificità, la nostra diversità”. Non un dato scontato, ha aggiunto il vicepresidente UCEI, evidenziando come la tutela si tratti di “una sfida che portiamo avanti ogni giorno”.
A tracciare un legame tra passato e presente anche la studiosa Graziani Secchieri, che ha dato un quadro storico della condizione di vita degli ebrei ferraresi, a partire da una riflessione sul terremoto del 1570. “Dalla biografia di Azaria de Rossi sappiamo che le sinagoghe furono colpite da fenditure, ma si poté continuare a pregare. Sia per ebrei sia per cattolici furono identici i proponimenti di preghiera e digiuno, e uguale fu l’aiuto ai più sfortunati”.
Sulla capacità di rinnovarsi dell’ebraismo italiano dopo la tragedia della Shoah si è invece soffermato il direttore del Cdec Luzzatto Voghera. “Una tragedia voluta dall’uomo – ha ricordato lo storico – che colpì in maniera durissima le comunità ebraiche, che dopo cercarono di trovare altre forme per riprendersi e ricostituirsi, per diventare qualcosa di diverso da ciò che erano nel passato. Le attività delle sinagoghe ripartirono nel dopoguerra e, anche a Ferrara, furono sostenute dalla Brigata ebraica, arrivata dalla Palestina mandataria, con forze e idee nuove. A partire dall’uso dell’ebraico non più solamente lingua sacra, ma anche di comunicazione quotidiana. Quegli ebrei rappresentarono un’iniezione di vitalità e rinnovamento”.