Vito Volterra, l’iniziativa dei Lincei
La fondazione del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), il principale ente pubblico di ricerca di cui il nostro Paese dispone, “è legata in maniera indissolubile alla figura del suo primo presidente, Vito Volterra, uno dei più grandi matematici italiani e uno dei più famosi scienziati europei dell’epoca”. Ad esprimersi così, nell’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle leggi razziste di cui fu vittima, un suo illustre collega: Giorgio Parisi. Non tutti gli enti, aggiungeva, hanno la fortuna del CNR “di avere un fondatore che si è eretto un monumento più duraturo del bronzo”.
Non l’unica realtà significativa in cui Volterra, uno dei pochi intellettuali che si rifiutò di firmare il giuramento di fedeltà al regime nel 1931, ha lasciato un segno. Ad attestarlo un convegno dalla durata di tre giorni che si aprirà a Roma mercoledì prossimo, volto a celebrare i 100 anni dalla sua presidenza dell’Accademia dei Lincei. Una storia di intuizioni e successi ma anche di marginalità e dolore, in ragione della sua progressiva messa al bando. Obiettivo dell’iniziativa, prevista in un primo momento per il 2020 e poi rinviata a causa della pandemia, “illustrare tutti gli aspetti della sua complessa personalità, senza separare le sessioni in settori tematici, ma facendo dialogare tra loro, negli interventi dei relatori, i suoi molteplici interessi”.
Un compito che vedrà il Nobel per la Fisica 2021 tra i protagonisti insieme ad altre voci di rilievo del mondo universitario e della ricerca unite dalla sfida di raccontare come Volterra, nato ad Ancona nel 1860 e poi formatosi tra Torino, Firenze e Pisa, nel cui ateneo divenne professore di meccanica razionale all’età di 23 anni, “abbia illuminato la scienza italiana e mondiale, unendo la sua inesauribile passione per la ricerca a un impegno civico, connotato da incrollabile antifascismo, al vertice delle istituzioni culturali italiane e internazionali, e nel Senato del Regno d’Italia”.
Un contributo, diversamente declinato, che non sembra aver perso né vigore né attualità: “Due fatti – spiegava Volterra in un suo saggio di inizio Novecento scelto come rappresentativo del suo modo di pensare e agire – ho voluto mettervi davanti agli occhi: l’avvicinamento tra il pubblico e gli uomini di scienza, dovuto allo stato d’animo che negli uni e negli altri ingenera il sentimento scientifico dominante nel mondo odierno; e la grande crisi che agita oggi tanti rami del sapere”. All’uno e all’altro di essi, il suo messaggio, “corrispondono nuovi bisogni della umana società, bisogni cui ogni Paese deve soddisfare se non vuole che si arresti o languisca la propria vita intellettuale e che si inaridiscano le fonti della propria prosperità“.
L’uomo di scienza ma anche l’uomo di coerenza che seppe tenere, fino all’ultimo, la testa alta. Anche a costo di pagare il prezzo salato dell’allontanamento. “Ill.mo Signor Rettore – la sua presa di posizione nel fatidico ‘31 della scelta – sono note le mie idee politiche per quanto esse risultino esclusivamente dalla mia condotta nell’ambito parlamentare, la quale è tuttavia insindacabile in forza dell’articolo 51 dello Statuto fondamentale del Regno. La S.V. comprenderà quindi come io non possa in coscienza aderire all’invito da lei rivoltomi con lettera 18 corrente relativo al giuramento dei professori”. Volterra e l’ebraismo: un capitolo, anch’esso, da conoscere. “Forse non è una coincidenza se numerose riunioni per approntare lo statuto del Progetto Traduzione Talmud si siano svolte in un’aula del CNR intitolata alla memoria di Vito Volterra”, ha scritto rav Gianfranco Di Segni su Pagine Ebraiche. “Volterra, che era chiamato ‘Il signor Scienza Italiana’, avrebbe apprezzato la sottilissima logica che permea buona parte del Talmud, un monumento all’uso della ragione”.
Non rimase a lungo presidente del CNR: dopo aver firmato, insieme a pochi altri, il Manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, fu sostituito con Guglielmo Marconi. Perse anche la presidenza dei Lincei e, dopo il rifiuto del giuramento di fedeltà, venne privato della cattedra. Nel ’38 le leggi razziste furono il colpo di grazia. Volterra morirà a Roma l’11 ottobre 1940, senza che ne venga data pubblica notizia; al funerale parteciperanno i congiunti e pochi amici. Soltanto il “Bollettino della matematica”, nel numero di gennaio-febbraio 1941, avrà il coraggio di pubblicarne un breve ricordo. E solo la Pontificia Accademia delle Scienze, rilevano i Lincei nel tratteggiarne il profilo, “ne terrà una furtiva, ma non per questo meno significativa, commemorazione”.
In occasione del convegno, al secondo piano di Palazzo Corsini, sarà allestita la mostra “La funzione del mondo” che raccoglie una selezione di tavole originali del volume a fumetti omonimo, pluripremiata fatica di Alessandro Bilotta e Dario Grillotti dedicata alla vita del matematico e fisico.
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(19 settembre 2022)