Cancellare il nome non basta

Qualcuno chiede che non si usi più il nome Ghetto per riferirsi al quartiere ebraico di Roma, perché ricorda un periodo brutto e umiliante. Anche a Venezia il Ghetto è stato quello che è stato a Roma. Forse un po’ meno sofferto, ma ugualmente discriminatorio. Ma la notizia è vera o è una boutade?
Come se fosse sufficiente cancellare il nome per cancellare la storia e il dolore. Come se fosse sufficiente cancellare il nome Ghetto per dimenticare segregazione, discriminazione, soprusi e angherie. Come se fosse giusto dimenticare, come se fosse giusto fingere che, al passaggio degli ebrei, la storia abbia dispensato rose e caramelle. Ancora cancel culture, per fingersi di vivere in un mondo che è sempre stato bellezza, giustizia e amore cristiano.
La storia va ricordata, anche, e forse soprattutto, nel male, per cercare di imparare la lezione, per evitare malanni già subiti o imposti.
Domenica, Giornata Europea della Cultura Ebraica, nel corso di una chiacchierata sull’antisemtitismo, mi è stato chiesto ‘E le lobby ebraiche?’ Mi è venuta una risposta del tipo: le lobby le avete prodotte voi, con la segregazione, con la separazione, con i ghetti in giro per il mondo, con il segnare a dito gli ebrei, con i distintivi e le stelle gialle al petto. Le avete create voi costringendo gli ebrei a fidarsi solo dei propri simili più prossimi, e assai poco di chi prima o poi li avrebbe costretti, traditi o trattati come esseri invisibili. Per questa civiltà, tre amici cristiani che trattano di affari è un gruppo di amici che fanno affari, tre amici ebrei che trattano insieme è una lobby che complotta contro la società; un banchiere cristiano è un banchiere; un banchiere ebreo è un lobbista ebreo per definizione, simbolo e paradigma dell’usura ebraica.
Non basta cancellare il nome Ghetto per cancellare un passato ignominioso, vergogna della civiltà occidentale. Per qualcuno può essere conveniente dimenticare. Per altri no. Ciò che si può fare invece, ed è l’unica azione degna e onesta che si possa concepire, è far sì che il ghetto materiale di oggi non sia più un ghetto morale, che ci si affranchi dai pregiudizi e dall’odio sparso a piene mani nei social e negli stadi.
Il ricordo delle umiliazioni del Ghetto lo si cancella cambiando la qualità della vita nel Ghetto, rendendo il Ghetto un bellissimo luogo di incontro e di rispetto fra diversi che si accettano per quel che sono. Il Ghetto come spazio di incontro ideale.
Noi ci tentiamo. Ma la storia rimane.

Dario Calimani

(20 settembre 2022)