“Mezzaluna rossa e Magen David Adom, collaboriamo per un futuro diverso”
Il trattato di pace era stato siglato da poco quando Mohammed al-Hadid, punto di riferimento della Mezzaluna Rossa giordana, fu invitato per la prima volta a visitare Israele. “Mentre ero in viaggio, alla guida della mia auto, sentii una scossa. Pensai di essere stato tamponato, ma non vidi nessuno. Scoprii poi che c’era stato un terremoto e così cominciai a documentarmi: lessi della faglia che va dalla Turchia all’Arabia Saudita e del rischio terremoti. E così pensai alla necessità di una collaborazione allargata. Dissi agli israeliani: dobbiamo lavorare insieme, questo tipo di emergenze chiede cooperazione. Dobbiamo trovare una strategia comune, addestrarci insieme”. Quello, spiega a Pagine Ebraiche al-Hadid, è stato il seme per far nascere una collaborazione, oggi solida e duratura, tra il Magen David Adom israeliano e la Mezzaluna Rossa giordana. Necessità di dialogare tra mondi diversi, di capirsi, di affrontare i problemi insieme sono i concetti su cui al-Hadid insiste. Ospite d’onore dell’evento organizzato a Milano per i dieci anni degli Amici di Magen David Adom in Italia, ricorda il suo ruolo nel far entrare l’organizzazione israeliana nel movimento internazionale della Croce Rossa. Grazie infatti alla sua spinta, Magen David Adom e Mezzaluna Rossa palestinese nel 2005 si incontrarono. Erano anni complicati, segnati dalla seconda intifada, ma le capacità di mediazione di al-Hadid portarono alla firma di un memorandum tra i due servizi medici d’emergenza. Un passaggio chiave che aprì la strada l’anno successivo all’integrazione della realtà israeliana. “Penso che in particolare nel nostro ambito sia necessario cooperare. Sono figlio di una famiglia beduina e mio padre, come punto di riferimento della comunità (sceicco), era spesso chiamato a risolvere i conflitti che potevano sorgere tra le famiglie o i singoli. Ho imparato così sin da piccolo l’arte della riconciliazione. Sono cresciuto con questa idea che i problemi si devono risolvere subito per poter guardare tutti con fiducia al futuro. – afferma al-Hadid – Bisogna dialogare per superare le differenze. Ricordarsi che se non siamo fratelli di fede, lo siamo in quanto esseri umani. E dobbiamo tutelare le vite che si sono state date”.
“Penso che in particolare nel nostro ambito sia necessario cooperare. Sono figlio di una famiglia beduina e mio padre, come punto di riferimento della comunità (sceicco), era spesso chiamato a risolvere i conflitti che potevano sorgere tra le famiglie o i singoli. Ho imparato così sin da piccolo l’arte della riconciliazione. Sono cresciuto con questa idea che i problemi si devono risolvere subito per poter guardare tutti con fiducia al futuro. – afferma al-Hadid – Bisogna dialogare per superare le differenze. Ricordarsi che se non siamo fratelli di fede, lo siamo in quanto esseri umani. E dobbiamo tutelare le vite che si sono state date”. Da qui il suo impegno nel settore del servizio medico d’urgenza e nel costruire nuove collaborazioni. “Ho mandato un nutrito gruppo di studenti giordani in Israele. Hanno trascorso quattro anni lì e si sono fatti molti amici. Il Magen David Adom li ha formati con grande competenza e capacità. Ora molti di loro lavorano nel nostro centro e sono stati fondamentali nella crisi pandemica”. In queste ore, aggiunge, un corso di formazione da parte del Maghen David Adom si è svolto anche a Milano. “Questo tipo di aggiornamenti e di scambi sono fondamentali: le esperienze che apprendiamo dagli altri nel nostro settore salvano letteralmente vite umane”. Anche per questo, rileva il numero uno del servizio d’urgenza giordano, non c’è tempo per farsi dividere dalla politica. Un ambito su cui al-Hadid non si tira indietro. Sostenitore della soluzione due Stati per due popoli, auspica che un mediatore possa riportare israeliani e palestinesi a una trattativa seria per arrivare a un accordo di pace. “Sono convinto che la pace tra i due popoli permetterà di superare la maggior parte dei problemi tra mondo arabo e Israele”. In quest’ottica, la sua opinione, anche i firmatari degli Accordi di Abramo dovrebbero premere per riportare d’attualità la questione. “La pace più importante è quella che fai con il vicino che consideri tuo nemico”.
dr