La cerimonia a Cuneo
Mario e Agnese, il coraggio dei “Giusti”

Mattina di grandi emozioni a Cuneo, nel Salone d’onore del Comune, per l’ingresso di due nuovi nomi nell’elenco dei “Giusti tra le Nazioni” celebrati dallo Yad Vashem. A ricevere il riconoscimento in memoria Mario Giordano e Agnese Laugero, che al tempo delle persecuzioni antiebraiche ospitarono nel granaio adiacente alla loro fattoria in località Podio Sottano la famiglia Griener: quattro persone in tutto, tra cui un bambino nato all’epoca del salvataggio. Il piccolo Luciano, oggi presente alla cerimonia. Commovente l’abbraccio tra discendenti di salvatori e salvati che ha concluso l’evento.
Giunti in Piemonte da Parigi, i Griener trovarono accoglienza, solidarietà, umanità. Una luce nel buio. “Un gesto di grande coraggio che, nella loro semplicità di pastori, seppero fare in umiltà e silenzio, con straordinaria solidarietà fraterna. Un gesto che conferma come i cuneesi, nei momenti più bui della Storia, sappiano schierarsi dalla parte giusta”, le parole della sindaca Patrizia Manassero. “Mario Giordano e Agnese Laugero non sono rimasti indifferenti alla sofferenza e al dolore umano e hanno agito per salvare la vita di ebrei, per preservare il popolo eterno, per mantenere la speranza in un mondo migliore”, il messaggio del rappresentante dell’ambasciata israeliana Raphael Singer. Ad intervenire anche il presidente della Comunità ebraica torinese Dario Disegni, anche a nome dell’UCEI. “Tutti noi, ebrei italiani, che viviamo oggi in una Italia democratica, ugualitaria e pacifica, siamo consapevoli che siamo sopravvissuti grazie al comportamento di Giusti che, in ottemperanza del precetto biblico, ‘non rimasero inerti davanti al sangue dei loro fratelli’. Tutti noi – ha detto – siamo in vita perché qualche italiano aiutò i nostri genitori o i nostri nonni”. La cerimonia ha visto una significativa presenza istituzionale, con la partecipazione attiva dei sindaci del territorio. Mentre lo storico Walter Cesana ha proposto un resoconto relativo allo svolgimento dei fatti.

Di seguito l’intervento di Dario Disegni:

Sono lieto e onorato di portare in questa toccante cerimonia il saluto della Comunità Ebraica di Torino e della sua sezione di Cuneo, nonché quello dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della sua Presidente Noemi Di Segni, trattenuta a Roma da improrogabili impegni.
Siamo qui oggi a onorare la memoria di Mario Giordano e di Agnese Laugero e a ricordare il passato, gli anni tragici dell’occupazione nazifascista e della Shoah, un impegno oggi più che mai necessario nel momento in cui tornano a riaffacciarsi preoccupanti fenomeni di antisemitismo e razzismo.
In quell’ora drammatica, di fronte alla macchina di sterminio nazista, nel momento più buio dell’umanità, vi sono state delle singole persone, rette e virtuose, che hanno saputo riportare la luce.
Come ha scritto Bracha Rivlin, autrice insieme a Israel Gutman de I Giusti d’Italia. I non-Ebrei che salvarono gli Ebrei, 1943-1945, “la percentuale dei sopravvissuti in Italia fu alta per la grande ondata di solidarietà e di attiva partecipazione della popolazione italiana alle azioni di soccorso”.
Molti di coloro che si adoperarono a rischio della propria vita per salvare adulti, anziani, donne, bambini ebrei lo fecero per un innato senso del dovere e, al termine della guerra, non parlarono della loro attività per strappare a un destino di morte i loro fratelli, colpevoli soltanto di appartenere a un popolo che la folle ideologia nazifascista aveva decretato dovesse essere annientato.
La maggior parte di loro, da esponenti della borghesia delle professioni a umili contadini e a non pochi sacerdoti, tacquero perché ritenevano il loro comportamento, assolutamente eroico, come qualcosa del tutto normale, che non avrebbe potuto non essere adottato in quelle terribili circostanze. “Abbiamo semplicemente fatto quello che andava fatto” amavano ripetere, ritenendo che salvare vite umane di innocenti in pericolo era un preciso dovere morale da assolvere.
C’è un concetto che in ebraico si sintetizza con le parole “Tikun Olam”, che rimandano all’imperativo di “riparare il mondo”, pensiero elaborato da Rabbi Isaac Luria a Safed nel sedicesimo secolo. Perché, secondo la tradizione mistica ebraica, chi si impegna per aiutare il prossimo in stato di pericolo o di necessità e per realizzare concretamente nella società i valori di giustizia, di amore e di pace, contribuisce a riparare un mondo imperfetto. In questa azione l’uomo è chiamato a collaborare con Dio per ripristinare l’armonia nel mondo; infatti Dio stesso ha bisogno dell’aiuto dell’uomo Giusto.
Tutti noi, Ebrei italiani, che viviamo oggi in una Italia democratica, ugualitaria e pacifica, siamo consapevoli che siamo sopravvissuti grazie al comportamento di Giusti che, in ottemperanza del precetto biblico (Levitico, XIX, 16), “non rimasero inerti davanti al sangue dei loro fratelli”.
Tutti noi siamo in vita perché qualche italiano aiutò i nostri genitori o i nostri nonni.
Liliana Picciotto, nel saggio introduttivo al libro “I giusti di Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei 1943-1945”, che riporta le storie di uomini e donne che tra il 1943 ed il 1945 salvarono molte vite, documenta che gli ebrei rimasti intrappolati nel territorio governato dalla Repubblica Sociale Italiana e dall’occupante tedesco erano circa 32.300. Di questi circa 8.800 furono gli arrestati (6.806 deportati identificati, circa 1.000 deportati non identificati, 322 uccisi o morti in Italia prima della deportazione, circa 500 arrestati ma non deportati per mancanza del tempo necessario). Rimasero dunque indenni 23.500 persone, che, impedite a lavorare ed a possedere beni dalle Leggi Razziste e ricercate dai fascisti e dalle SS, non sarebbero potute sopravvivere senza l’aiuto dei Giusti.
Il comportamento dei Giusti dimostra che era possibile opporsi e resistere, e rappresenta un modello di vita.
La vicenda di Mario Giordano e Agnese Laugero è emblematica da questo punto di vista. A rischio della propria vita e di quella dei loro familiari nascosero e protessero a Vinadio e poi in alcune borgate del paese, con la silenziosa fattiva collaborazione della popolazione locale, Zaccaria Griener, la moglie Elena Blasberg, la figlia Charlotte e il figlio Luciano, che nascerà in quei drammatici momenti all’ospedale di Vinadio.
Commovente è poi il pensiero che la bimba nata pochi mesi dopo ai Giordano, Luigina, verrà allattata da Elena Griener, sancendo in tal modo una meravigliosa strettissima interconnessione tra la famiglia dei salvati e quella dei salvatori, proseguita negli anni successivi fino a oggi.
Come è detto nel Talmud: “Chi salva una vita salva il mondo intero”.
Il popolo ebraico si accinge a celebrare tra pochi giorni Rosh ha-Shanah, il Capodanno 5783, auspicando l’avvento di un anno di benedizioni. Il ricordo dei Giusti tra le Nazioni, quali quelli che oggi commossi e riconoscenti celebriamo, ci accompagnerà nelle nostre preghiere per un anno di pace, benessere e libertà per tutti i popoli della Terra.
Proprio dinanzi a momenti come questi, in cui omaggiamo persone come Mario Giordano e Agnese Laugero, che si sono prodigati a rischio della propria vita per salvare quella altrui – salvare, non solo accogliere come cerchiamo oggi di fare con profughi di varie provenienze e dall’Ucraina in questi ultimi mesi – ci rendiamo conto di quanto sia immenso questo gesto di cui tutto l’ebraismo è grato. Oggi viviamo sfide che di nuovo ci pongono dinanzi a scelte morali delle quali siamo chiamati a rispondere verso l’intera umanità, o al contrario cercare con infinita fatica, e spesso senza alcun successo, di spiegare il perché e la doverosità di certi principi e scelte da compiere con riguardo alle politiche di accoglienza, educative e culturali del Paese. Il nostro grazie commosso ai discendenti – degli uni e degli altri – per quanto hanno fatto per condividere questo racconto e questo odierno momento di restituzione a Mario e Agnese. Che il Signore benedica la loro memoria.

Dario Disegni, presidente Comunità ebraica di Torino