I 60 anni del Tempio

A 60 anni dalla sua inaugurazione, avvenuta il 23 settembre 1962, il Tempio di piazza Benamozegh (talvolta indicato, per genuina ignoranza, da taluni come la “Moschea degli ebrei”…) continua ad incuriosire chi lo veda per la prima volta o dopo una lunga assenza. Ovvio che questa struttura ancora oggi assai moderna, a suo tempo citata dalle maggiori riviste internazionali di architettura e opera dell’architetto Angelo Di Castro, provochi anche opposti pareri estetici ma, indubbiamente, spicca nel tempo per la sua originalità. Sei decenni ancora non sono bastati, forse non ne basteranno tanti altri, per sostituire nell’animo degli ebrei livornesi, anche quelli che non l’hanno mai potuta frequentare, la pesante eredità dell’antica e monumentale sinagoga che sorgeva nello stesso luogo. “Durante l’ultima guerra, bombardamenti e saccheggi rovinarono completamente l’antica sinagoga di Livorno, monumento nazionale, la più bella d’Europa”, si legge nell’appello che venne diffuso per raccogliere fondi il nuovo Tempio, certo non nascondendo l’amarezza per non poter riedificare quello antico.
Lungo il percorso che, dalla fine della guerra, portò all’inaugurazione: i lavori iniziarono solo nel 1958, terminando appunto nel 1962 e nel 1963 per l’annesso. Comunque partecipata e carica d’entusiasmo, anche in termini sentimentali, la cerimonia d’apertura, presieduta dal rabbino A.S. Toaff, testimone del passaggio storico epocale subìto dalla Comunità (aveva assunto la guida spirituale e morale dell’ebraismo livornese nel 1924), coadiuvato da suo figlio rav Elio Toaff e dal rav Bruno Ghereshon Polacco, unitamente agli esponenti della keillah, a partire dal presidente prof. Renzo Israel Cabib.
Da pochi anni alla documentazione fotografica si è aggiunto un breve, commovente, filmato girato da un allora giovanissimo Daniel Toaff: spero a breve di poter rendere fruibile la registrazione audio di quella cerimonia.
Era il 24 Elul 5722, 92° della Breccia di Porta Pia e quindi della fine del ghetto romano, secondo il calendario ebraico, quando gli ebrei della città “no ghetto” per antonomasia ritrovarono un luogo di culto più idoneo per la seppur già ridottasi Comunità, dopo anni trascorsi a pregare nella suggestiva ma angusta sede della Yeshivà Marini (presso il pozzo della quale si svolge storicamente la cerimonia del Tashlich).
Doppia festa, quindi, quel giorno. Auguri alla sessantenne sinagoga e shanà tovà a tutti.

Gadi Polacco

(Nell’immagine: il Tempio di Livorno in una foto di Bruno Bastogi)