L’Italia al voto
Dalle 7 alle 23 di oggi milioni di italiani si recheranno nei seggi per votare alle elezioni politiche con cui si decideranno i componenti di Camera e Senato e, di conseguenza, il prossimo governo. “Elezioni, oggi l’Italia decide – Meloni cerca un successo storico, Letta punta alla rimonta”, titolo e occhiello della prima pagina del Corriere della Sera. “Italia al bivio tra Europa e populisti”, l’apertura di Repubblica mentre La Stampa sottolinea come queste elezioni siano osservate anche da fuori: “il mondo ci guarda”. Il direttore del quotidiano torinese, Massimo Giannini, ricorda come i sondaggi diano ampiamente avanti lo schieramento a destra Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. E l’affermarsi del partito della Meloni, sostiene Giannini, rappresenterebbe diverse incognite. Una ha a che fare “con la Storia. L’Italia diventerebbe il primo Stato membro e fondatore dell’Unione governato da una formazione politica nel cui simbolo arde la fiamma del fascismo. So bene che questa ‘pregiudiziale’ non fa più alcun effetto a una vasta schiera di elettori, che come la Sorella d’Italia non erano nati ai tempi di Mussolini e adesso credono di averlo rinchiuso per sempre negli armadi del passato. Resta il fatto che un ‘evento’ del genere non si è mai verificato in nessun altro angolo d’Europa”.
Rosh HaShanah. Per il mondo ebraico sarà una giornata segnata dal voto e dalla festa per il nuovo anno. Questa sera infatti sarà Rosh HaShanah, il capodanno ebraico, come ricordano alcuni quotidiani oggi. Repubblica Torino ricorda come in questa occasione si suoni lo shofar e “in Piazzetta Primo Levi, questa sera, forse se ne sentirà il suono”. Avvenire segnala come l’ultima puntata di Sorgente di vita si apra proprio con una spiegazione dedicata a Rosh HaShanah.
Proteste iraniane. Sono ormai decine le persone uccise in questi giorni di rabbia e manifestazioni in Iran. I dimostranti chiedono giustizia per Mahsa Amini, giovane uccisa dalle forze di sicurezza del regime dopo essere stata fermata perché accusata di non indossare correttamente il velo. “C’è una nuova generazione arrabbiata, che brucia l’hijab e le auto della polizia, e sorprende anche gli attivisti della generazione precedente. – scrive il Corriere – I video delle proteste che continuano a emergere (anche se in numero minore e a rilento) mostrano gli agenti sparare sui manifestanti, ma i giovani sono tornati in piazza affrontando proiettili, lacrimogeni e arresti”. Su La Stampa Linda Laura Sabbadini riflette sul ruolo delle donne e racconta come in Iran combattano per la propria emancipazione attraverso la cultura. “Difficile convincere donne istruite che non possono essere libere e devono essere schiave dei loro mariti. E se le donne e gli uomini iraniani riusciranno ad abbattere il dispotismo integralista e patriarcale, la democrazia, la giustizia e l’eguaglianza di genere faranno un passo in avanti epocale, in Medio Oriente, e in tutto il mondo. – scrive Sabbadini – La nostra sorellanza è fondamentale. Come lo è per le donne afghane. Facciamo arrivare il nostro grido di dolore e di battaglia”. Domani spiega che il regime iraniano cerca di addebitare le proteste ad agenti stranieri, accusando in particolare Usa e Israele. Dall’altro lato Gerusalemme risponde sottolineando come le feroci repressioni in corso in Iran siano l’ennesima dimostrazione di come non si possa trattare con il governo oscurantista di Teheran.
Masada, in Ucraina. “Io e un gruppo di commilitoni israeliani creiamo Masada a marzo. Abbiamo operato in Donbass e Kharkiv. Dopo una pausa a Kiev abbiamo allargato la formazione a italiani, americani, tedeschi e australiani. Abbiamo operato a Bakhmut, Kramatorsk e Mykolaiv in direzione di Kherson. Il nostro lavoro è effettuare missioni di intelligence e assalto oltre le linee nemiche”. Lo racconta a La Stampa Victor, leader dell’unità operativa ucraina Masada, fortezza simbolo della resistenza ebraica ai romani. Del gruppo fa parte anche l’italiana Giulia Jasmine Schiff, con cui dialoga l’inviato del quotidiano torinese Francesco Semprini. Schiff, “un trascorso nelle Forze Armate italiane guastato da una vicenda infame di nonnismo (di cui lei è vittima)”, è critica verso l’Italia: “siamo il Paese europeo che ha inviato meno sostegno di tutti in questa guerra e diamo voce a bugiardi propagandisti russi. – sostiene – Il messaggio che arriva in Ucraina è che alcuni Paesi ci lascerebbero morire per pagare meno le bollette. Io mi vergogno”. Il Giornale segnala in una breve che a Kiev si è tenuta una “cerimonia con rito ebraico per la morte di Benjamin Galli, il ventisettenne originario della provincia di Varese ucciso mentre combatteva come foreign fighter per difendere l’Ucraina”. Sul Fatto Quotidiano si riportano invece le critiche del presidente ucraino Zelensky alla dirigenza israeliana per la mancata fornitura di armi: “Considero Israele un grande Stato, potente e indipendente. Allora perché non ci forniscono i mezzi di difesa antiaerea di cui abbiamo bisogno?”, le sue parole ad alcuni giornalisti francesi. Si parla in particolare di Iron Dome, ma il sistema antimissile, hanno spiegato diversi esperti israeliani in questi mesi, sarebbe difficilmente utilizzabile nel conflitto con i russi.
All’Onu. Nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il Primo ministro israeliano Yair Lapid ha indicato come unica via per la pace con i palestinesi la soluzione dei due Stati, ricevendo il plauso del presidente Usa Biden. La questione ha aperto una discussione in Israele e non solo. In un articolo d’opinione pubblicato da Domani, Davide Lerner dimostra molto scetticismo rispetto all’apertura di Lapid: scrive che il Premier ad interim non ha fatto proposte e concessioni concrete e che in ogni caso guida un governo dal respiro cortissimo (il Primo novembre in Israele si torna a votare).
Sale comunali. L’Anpi ha contestato duramente la decisione del Comune di Bareggio, nel milanese, che ha concesso ieri uno spazio pubblico al movimento di ispirazione neonazista Lealtà Azione per il suo raduno annuale, la “Festa del Sole”. “Condanniamo fermamente la decisione dell’amministrazione comunale per la concessione di uno spazio pubblico intestato a Martin Luther King, – la condivisibile nota dell’Anpi – a una associazione neofascista che si ispira al generale nazista delle Waffen-SS Leon Degrelle e a Corneliu Codreanu, fondatore della Guardia di ferro rumena, movimento antisemita e ultranazionalista degli anni Trenta”. Tra gli ospiti del raduno del movimento di estrema destra, racconta Repubblica Milano, Francesco Borgonovo, vicedirettore de La Verità, e Gianni Alemanno.
A teatro. Torna Di che cosa parliamo quando parliamo di Anna Frank, il caso letterario firmato dieci anni fa da Nathan Englander. Il libro, come racconta a La Stampa lo stesso Englander, è stato riadattato per il teatro con esordio dello spettacolo a San Diego. Nell’intervista lo scrittore parla molto di sé: racconta di essere cresciuto in una famiglia ebraica ortodossa, di aver frequentato per anni una yeshiva e di aver scelto poi un’altra strada. “Sentivo che la mia vocazione aveva a che fare con il diventare diverso rispetto alla comunità in cui ero cresciuto”, spiega. Ad ispirarlo, racconta, la lettura del Lamento di Portnoy di Philip Roth. “Li capii che esisteva anche un altro modo di essere ebrei: che lo si poteva essere da intellettuali”. In un passaggio, ricorda anche una sua visita a Roma. “Mi hanno portato a conoscere il sindaco Alemanno. – le sue parole – Poi qualcuno mi ha detto che era un sindaco fascista. Ma proprio a me che sono ebreo dovevano presentarlo?”.
Amicizie. Sul Corriere Lettura la scrittrice e giornalista svedese Elisabeth Åsbrink ricorda l’inizio e la fine della sua amicizia con uno dei più noti intellettuali di Svezia, il drammaturgo e romanziere Lars Norén. “Norén adorava le chiacchiere. Tutto ciò che aveva a che vedere con l’essere ebrei, le mie origini, la violenza e le persecuzioni insite nella storia della mia famiglia, tutto suscitava in lui un grande interesse e la voglia di starmi a sentire – scrive Åsbrink di cui è uscito per Iperborea il libro Abbandono – Per lui si apriva una finestra sul destino ebraico, dal quale sembrava ossessionato, per me sul mestiere di scrivere, da cui ero altrettanto ossessionata e che agognavo con tutta me stessa”.
Segnalibro. Fino ad ora L’uomo Mosé di Sigmund Freud non era stato tradotto in italiano. A sopperire a questa mancanza, riporta il Corriere Lettura, l’editore Castelvecchi. “Un viaggio nell’antico Egitto nel segno della psicanalisi”, crive l’autore del pezzo, Vanni Santoni, evidenziando come nel volume emerga “l’ambivalenza di Freud rispetto alla propria origine ebraica” tra distacco e senso di appartenenza.
Daniel Reichel