La corsa di Rav Laras bambino

2 ottobre 1944, due SS italiane si presentano in un appartamento torinese la cui proprietaria è stata denunciata come ebrea dalla delazione della portinaia; con lei ci sono la figlia e il nipote di nove anni. Le due donne offrendo tutto il denaro di cui dispongono riescono a ottenere che almeno lascino scappare il bambino; nel punto in cui secondo gli accordi avrebbero dovuto lasciarlo andare, tuttavia, non accennano a mollare la presa, ma il ragazzino riesce comunque a divincolarsi e fugge senza poter neppure dire addio alla mamma e alla nonna, che non vedrà mai più, e corre attraverso la città verso una casa sicura.
Una storia terribile, che forse qualcuno conosce già perché narrata nel libro Salvarsi di Liliana Picciotto e perché quel bambino, Giuseppe Laras, diverrà una figura chiave della storia dell’ebraismo italiano: rabbino, per molti anni Rabbino Capo di Milano, presidente dell’Assemblea Rabbinica Italiana e successivamente del Tribunale Rabbinico del Centro-Nord Italia, e molte altre cose; in particolare sarà un pioniere e protagonista del dialogo ebraico-cristiano, grazie anche alla lunga collaborazione e amicizia personale con il Cardinale Martini. Eppure in ambito ebraico la vicenda di Rav Laras bambino forse non è così nota come ci si potrebbe aspettare, o comunque se ne parla relativamente poco; ho scoperto che anche torinesi più o meno suoi coetanei non la conoscevano (questo sconcertante silenzio di decenni è un tema su cui forse non abbiamo ancora riflettuto abbastanza). Ci voleva uno sguardo esterno per coglierne pienamente il valore anche simbolico (dalla Shoah al dialogo interreligioso) e le potenzialità didattiche. Ci voleva la competenza e la passione di alcuni insegnanti appartenenti alla Rete delle scuole piemontesi per la Didattica della Shoah. È nata così, nell’ambito della Rete un’iniziativa legata al ricordo della vicenda e della figura di Rav Laras dal titolo “Per-Correre la Shoah sui passi di Giuseppe Laras bambino”. L’idea di base, che dovrebbe realizzarsi prossimamente, è stata quella di far ripercorrere ad alcune classi di scuole torinesi – bambini e ragazzi con un’età non lontana da quella che aveva allora Rav Laras – la strada della fuga del ragazzino (circa quattro chilometri). Intanto il 3 ottobre (il giorno più vicino alla data in cui è avvenuto il fatto) è previsto al Polo del 900 (via del Carmine 14) un pomeriggio di approfondimento dedicato in particolare agli insegnanti dal titolo “Vita e memoria dopo la Shoah. Per conoscere la Shoah attraverso la storia di Giuseppe Laras e per approfondire la conoscenza di Rav Laras”; interverranno Bruno Maida (Fuggire, nascondersi. La salvezza dell’infanzia ebraica durante la Shoah), Davide Fuschi (Dalla memoria individuale al fatto sociale), Rav Luciano Caro (Il ritorno alla vita dei figli della Shoah) e Vittorio Robiati Bendaud (Costruire il futuro con il dialogo: Rav Giuseppe Laras e il Cardinal Carlo Maria Martini a Milano).
Un’iniziativa interessante soprattutto perché è nata nel mondo della scuola per il mondo della scuola.

Anna Segre