Oltremare – Yamim Noraim
Non si chiamano “Yamim noraim” per niente. Da sempre faticosissimi, questi dieci giorni fra Rosh HaShana e Yom Kippur. Sfido chiunque a contarli: non sono mai dieci, ma mille o nessuno a seconda del momento in cui si è. Sono giorni elastici: pieni di cose da fare, affastellate da pause estive che neanche ci siamo accorti di aver preso (è famigerato il numero ridicolo di giorni di vacanza in Israele, e si finisce sempre per consolarsi dicendo che tanto fra poco ci sono le feste, pensando che le feste siano qualcosa di paragonabile ad una vacanza e sbagliando di grosso). Quest’anno, gli Yamim Noraim cadono in piena campagna elettorale qui in Israele ed è impressionante il modo in cui tutti i politici di tutti gli schieramenti premettono, a ogni affermazione strettamente politica che fanno davanti a giornalisti o sulle reti social, che “naturalmente in questi giorni di esame di coscienza non facciamo politica”. E giù con promesse elettorali e attacchi a partiti in generale e rappresentanti specifici degli altri schieramenti. È proprio vero che i politici conoscono una sola data nel calendario: quella delle elezioni.
Noi invece che politici non siamo, è vero che magari dobbiamo preoccuparci di meno del rincaro riscaldamenti rispetto all’europeo medio, ma invece ci domandiamo di sicuro se riusciremo a finire sani e salvi Kippur immersi come siamo in questa onda lunga estiva, e ancora prima di quello, uscire vivi dal supermercato come sempre preso d’assalto. Tutto comunque provando a fare un po’ di esame di coscienza, almeno noi.
In giorni molto più adatti a tuffi in mare che a preghiere di primo mattino, e di scirocco che lavora decisamente contro la buona riuscita di bolli e ciambelloni e ogni altra produzione da forno in vista del digiuno, auguriamoci di saper sempre trovare del buono in ciò che facciamo, e in ciò che fa il nostro prossimo.
Daniele Fubini