Noa, vittima dell’odio

Aveva 18 anni Noa Lazar, la soldatessa uccisa nella notte nell’ultimo attacco terroristico che ha segnato Israele. Mentre era di guardia al posto di blocco di Shuafat, a Gerusalemme Est, un attentatore, a bordo di un auto, ha aperto il fuoco contro di lei e contro una guardia civile (rimasta ferita e ricoverata ora in gravi condizioni). Le autorità hanno lanciato una caccia all’uomo per catturare il terrorista palestinese, identificato come un residente di 22 anni di Gerusalemme Est.
“Porgiamo le condoglianze alla famiglia in lutto del sergente Noa Lazar, per cui la gioia delle festività si è trasformata in un terribile dolore e preghiamo per la guarigione del ferito nell’attacco”, il messaggio di cordoglio del Presidente d’Israele Isaac Herzog. “Nessun spregevole terrorista spezzerà il nostro spirito. Combatteremo il terrorismo, continueremo a costruire le nostre vite e a celebrare le nostre feste”.

Non si ferma la protesta contro la violenza e le menzogne del regime iraniano. Per la giornalista Azadeh Moaveni, sentita dal Corriere, l’impressione è che “si andrà verso la normalizzazione della fine dell’hijab: la paura della polizia morale è finita”. Per il resto, aggiunge, “vedo sentimenti contraddittori: da una parte, gli slogan di ‘Morte al dittatore’; dall’altra, molti non vogliono un rovesciamento violento”. Sulla Stampa la solidarietà dell’artista israeliana d’origine iraniana Liraz Charhi: “Ho scritto tre album in farsi perché le donne in Iran non hanno alcun modo per esprimere i loro sogni e la loro libertà. Con la mia musica posso essere la loro voce”.

Il 9 ottobre del 1982 terroristi palestinesi colpivano il Tempio Maggiore di Roma, uccidendo il piccolo Stefano Gaj Taché e ferendo decine di persone. A ricordare quella drammatica giornata, nel quarantesimo anniversario, una cerimonia che vedrà la partecipazione del Presidente Mattarella. “Siamo non solo qui a ricordare quel terribile giorno, ma anche a riflettere sull’ambiguità della natura di quell’attentato che coincide anche con le cause che lo resero possibile. Fu un antisemitismo differente da quello che l’Italia aveva conosciuto sotto le leggi razziali, nascosto dietro l’odio verso lo Stato d’Israele utile a chi voleva mal celare quello che non si poteva più dire: gli ebrei non sono italiani” scrive Ruth Dureghello, la presidente degli ebrei romani, sul Messaggero. Su Repubblica varie pagine di approfondimento su quei fatti, sulle verità taciute e sulla loro attualità. “Quel giorno di festa di 40 anni fa annegato nel sangue resta il più efferato attentato antisemita nel nostro Paese del dopoguerra. Soprattutto, resta uno dei più significativi ‘rimossi’ della nostra storia repubblicana”, si accusa. Per Repubblica “una cosa è certa: è arrivato il tempo delle risposte”. Fruibili sul sito il podcast “Le schegge nell’anima” e il docufilm “Era un giorno di festa”.

Su Repubblica Firenze un intervento del presidente della Comunità ebraica Enrico Fink sul caso dei manifesti che accusano Israele di praticare apartheid apparsi ad alcune pensiline. “È mai possibile che ancora, dopo tanti anni, sia fomentare odio e delegittimare il ‘nemico’ la strada che si percorre per sostenere le proprie idee? Non starebbe a noi, lontani dai luoghi del conflitto ma vicini alle popolazioni coinvolte, cercare le parole della comprensione dell’altro, del dialogo, e non quelle dello scontro?”, si chiede Fink. “Nessuna campagna di odio è stata portata avanti”, la posizione del gruppo Sinistra Progetto Comune.

Per il Sole 24 ore una nuova guerra tra Israele e Libano sarebbe “a un passo”. Nel merito si sottolinea che “Israele è in campagna elettorale e che i due governi che potrebbero dichiararsi guerra sono provvisori”. Quello israeliano guidato da Yair Lapid, “perché il primo novembre si vota per la quinta volta in poco più di tre anni”. Quello libanese dell’uscente Najib Mikati, “perché si è votato da mesi ma i partiti non riescono a formare un nuovo esecutivo che soddisfi Hezbollah”.

Un palestinese della Cisgiordania accolto due anni fa in Israele da una ong di assistenza e protezione a persone omosessuali “è stato brutalmente ucciso da sconosciuti che hanno poi abbandonato il suo corpo a Hebron”. Lo riporta, tra gli altri, ll Corriere.

Su Libero un testo dell’ex senatore Carlo Giovanardi sulla strage di Ustica “e l’ignorata pista palestinese” che riprende un suo intervento del 2016 nell’ambito dei lavori della Commissione d’inchiesta sulla morte di Aldo Moro. Ad essere evocato, nel ricordo dei tanti attacchi con quella matrice, anche l’attentato del 9 ottobre.

Sul domenicale del Sole 24 ore si parla dello spy thriller Munich Games. Ad essere drammatizzato un conflitto etico “su come vada affrontata la minaccia terroristica, tra lo sprezzo dei diritti umani mostrato dagli agenti israeliani e il rispetto delle leggi della controparte tedesca, a rischio di inefficacia”.

Sull’Osservatore Romano Marco Cassuto Morselli introduce la festa di Sukkot, evidenziando la funzione speciale svolta dalla Sukkah. Un luogo in cui, spiega, “la trascendenza si rende immanente”. 

Il Corriere presenta l’ultimo lavoro di Mario Avagliano e Marco Palmieri: “II dissenso al fascismo. Gli italiani che si ribellarono a Mussolini 1925-1943” (Il Mulino). Si tratta, scrive il Corriere, della “prima ricostruzione completa del dissenso al regime, a conferma del fatto che non tutti gli italiani sono stati fascisti”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(9 ottobre 2022)