Inediti linguaggi
del corpo e dell’anima

Nel gennaio 1943 i Campi di transito aperti dal Reich ad Amersfoort e Westerbork (Paesi Bassi) si rivelarono inadeguati ad assorbire il flusso deportatorio dei civili olandesi; di conseguenza il Reich aprì Kamp Vught presso ‘s-Hertogenbosch [Noord-Brabant].
Al pari di Natzweiler-Struthof, Kamp Vught era un Lager direttamente gestito dalle SS fuori dal territorio metropolitano del Reich; tra il 1943 e 1944 furono trasferiti 31.000 prigionieri – ebrei, prigionieri politici, combattenti della Resistenza olandese, Roma, Bibelforscher, omosessuali, criminali comuni, persone accusate di contrabbando e senzatetto – dei quali 420 tra uomini, donne e bambini perirono di inedia, malattia e abusi mentre 329 furono uccisi su esecuzione.
In vista dell’arrivo delle truppe Alleate dopo lo sbarco in Normandia, Kamp Vught fu evacuato dalle SS nel settembre 1944; a fine ottobre 1944 il Campo su liberato dalle truppe canadesi.
Presso Kamp Vught furono trasferiti numerosi musicisti e compositori olandesi tra i quali il flautista e compositore Everard van Royen e il direttore d’orchestra Piet van den Hurk; su autorizzazione del comandante Karl Chmielewski, fu costituita un’orchestra professionale di 25 professori – prevalentemente ebrei – sotto la bacchetta di van den Hurk tra i quali eccelsero il trombettista e pioniere della tromba barocca Pieter Dolk, il violinista Hans Domisse e il chitarrista Max Groen.
L’orchestra inevitabilmente variava in numeri e organico in base ai continui trasferimenti presso Westerbork e Lager nel territorio metropolitano del Reich nonché in base all’arrivo di nuovi prigionieri musicisti; furono utilizzati strumenti musicali prelevati dalle SS a ebrei e altri musicisti trasferiti.
Versata in un repertorio classico e musiche da salotto, tra le quali persino una parodia sul treno che conduceva al Lager, l’orchestra di Kamp Vught provava generalmente la mattina – nel pomeriggio, direttore e professori d’orchestra erano adibiti a mansioni di pulizia presso la Krankenrevier – e si esibiva in un concerto settimanale in un padiglione aperto a prigionieri e autorità del Campo o per la SS Kommandantur nel cortile interno del Lager; dopo quattro mesi, l’orchestra fu sciolta dal nuovo comandante Adam Grünewald e i musicisti nuovamente destinati a lavori di fatica.
Il compositore ebreo olandese Nico Max Richter (nell’immagine) studiò altresì medicina presso l’Università di Amsterdam, si aggiudicò il Prix Henry Le Bœuf con il Concertino per violoncello e cinque strumenti, nel 1937 assunse l’incarico di direttore della Amsterdamsche Studenten Muziek Vereeniging; tra i suoi lavori, l’opera da camera Amorys e la sua orchestrazione dell’opera Baal Shem di Ernest Bloch.
Dopo l’occupazione tedesca dei Paesi Bassi, Richter entrò nella Resistenza, congedò i musicisti dell’orchestra studentesca e completò gli studi di medicina; vittima di delazione, durante la notte del 17 aprile 1942 fu arrestato e imprigionato ad Amsterdam, successivamente a Scheveningen [L’Aja], il 6 novembre fu trasferito ad Amersfoort e il 18 gennaio 1943 a Kamp Vught.
Partecipò all’attività dell’orchestra del Campo, il 1° agosto 1943 si esibì in una performance di musica da camera; il 15 novembre del medesimo anno fu trasferito a Westerbork e in seguito a Birkenau.
Le studentesse Henriette [Hetty] Voûte e Gisela Söhnlein aderirono alla Resistenza olandese utilizzando lo pseudonimo Piglet & Pooh (dal libro per bambini Winnie the Pooh di Alexander Milne), esse aiutarono numerosi ragazzi ebrei olandesi a fuggire o nascondersi; nel giugno 1943 furono catturate e trasferite a Kamp Vught, ivi scrissero le canzoni Wij laten de moed niet zakken, Het Kapo Lied, Onze luis heeft neten gekregen, verso la fine del 1944 furono trasferite a Ravensbrück.
Gli anni ‘40 del secolo scorso segnarono l’epopea non solo delle forme più ardite di teatro ma anche del cabaret, persino i grandi cantanti di provata esperienza lirica non disdegnavano di esercitare generi diversi di lettura dei testi e performance vocale; nei Campi, la professionalità dei cantanti era sempre salvaguardata ma c’erano artisti che svilupparono percorsi teatrali diversi come il Nonsens-schlager, genere di canto in voga in quegli anni nel cabaret basato su parole a sfondo omosessuale.
Dal punto di vista strettamente artistico, i Campi vanno intesi come anomale realtà metropolitane; esperienze di cabaret come pure di teatro lirico, operetta, canto tradizionale, generi di intrattenimento di cafè o night club si avvicinano quasi a toccarsi e non sono rari i casi di commistione.
I musicisti trasferirono in Ghetti, Lager, Gulag e Campi di prigionia militare la frenesia artistica metropolitana; è un ciclone che non distrugge ma anzi rimette al loro posto pensieri e azioni dell’uomo scatenando inimmaginabili genialità e inediti linguaggi del corpo e dell’anima.
Dopo oltre 70 anni, siamo ancora nell’occhio del ciclone.

Francesco Lotoro

(13 ottobre 2022)