Sotto lo stesso cielo,
il Meis racconta Sukkot

Una mostra nel segno dell’interazione con il pubblico per raccontare le molte sfaccettature di Sukkot. Da quello più gioioso e divertente con la costruzione di una Sukkah con i Lego, a quello più didattico con la spiegazione del significato della festa attraverso i suoi simboli. Fino a un passaggio che intreccia storia e tecnologia con la scoperta del presente e passato della Sukkah di Praglia: dieci pannelli lignei decorativi, prodotti in area veneziana a fine del XVIII o del XIX secolo e di proprietà dell’Abbazia di Praglia, che hanno cambiato aspetto nel corso del tempo. Sono solo alcuni dei caratteri della mostra “Sotto lo stesso cielo” curata da rav Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis, e Sharon Reichel e inaugurata in queste ore al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara. A presentare in anteprima alla stampa l’esposizione allestita dall’architetto Giulia Gallerani, assieme ai curatori, il presidente del Meis Dario Disegni. “Sukkot – ricorda Disegni – è letteralmente un momento di costruzione e un’occasione per instaurare un contatto diretto con la natura e dialogare con essa”. E i curatori hanno lavorato per costruire anche con il pubblico questo dialogo, in particolare lavorando sui significati e simboli di Sukkot, come ha sottolineato il direttore rav Spagnoletto. E così il percorso parla attraverso gli oggetti di accoglienza, di ospitalità, ma anche di difesa dell’ambiente. Valori che, hanno ricordato Spagnoletto e Reichel, sono di grande attualità: “idee come precarietà, rispetto della natura e delle persone sono al centro del discorso contemporaneo. Affrontare contenuti religiosi non è un compito facile, ma un museo che concentra la sua indagine sull’ebraismo non può esimersi dal farlo. Desideriamo comunicare questi temi con un linguaggio espositivo che mostri la loro rilevanza a tutti i tipi di pubblico. Il forte accento sul coinvolgimento dei visitatori è concepito come un mezzo per rompere la barriera dell’’alterità’, per aiutare a trasmettere la peculiarità dell’ebraismo a un pubblico più ampio, trovandosi tutti Sotto lo stesso cielo”.
L’allestimento – a cura dell’architetto Giulia Gallerani – rispecchia i valori della festa: realizzato per la maggior parte con il cartone a tripla onda, è a basso impatto ambientale e riciclabile, e ha rappresentato una vera e propria sfida. Si è voluto declinare infatti il complesso insieme di temi che Sukkot rappresenta per proporre un percorso espositivo inusuale e articolato, che chiama a intervenire, a partecipare, a mettersi in gioco, e connettere la simbologia religiosa a riferimenti che nella contemporaneità stanno acquistando sempre maggiore importanza.
Il percorso si collega alla Natura sin dall’inizio, attraverso le quattro specie di piante che compongono il lulav, approfondendo i loro significati e le loro provenienze. Si racconta, per esempio, la particolare storia degli etroghim (i cedri) della Riviera dei Cedri, in Calabria, dove si coltiva la varietà più pregiata di questo agrume – il cedro liscio, detto anche diamante per la sua bellezza e lucentezza – che storicamente sembra sia stato diffuso in zona proprio dagli ebrei. 
Una video installazione mostra il rito di una comunità italiana durante Hoshanah Rabbah, il settimo giorno di Sukkot. I suoni dei lulavim mossi durante la preghiera si fondono con il suono della pioggia, per trasmettere ulteriormente la consapevolezza di una festa che include il riconoscimento dell’importanza dell’acqua. È proprio dal giorno seguente a Hoshanah Rabbah, infatti, che gli ebrei riuniti in sinagoga aggiungono nella liturgia una formula che auspica l’arrivo della pioggia, che diventa ulteriore collegamento a temi tristemente attuali, aprendosi a riflessioni ecologiche.
Non può mancare un affondo sulla sukkah, la tradizionale capanna che si costruisce prima dell’inizio della festa e che deve essere allestita con dettami precisi come il numero di pareti e la copertura del tetto che devono permettere sempre di intravedere il cielo.
I pannelli a muro, la grafica e un video con animazione Lego raccontano come costruire una sukkah perfetta. Cesti contenenti pezzi dei famosi mattoncini saranno poi a disposizione dei visitatori, invitati a costruire la propria capanna: un’attività rivolta sia ai bambini che agli adulti.
La tradizione vuole che dopo la costruzione, la capanna venga abbellita e decorata per diventare un luogo confortevole, anche se effimero e suscettibile alle intemperie. La mostra, come si diceva, presenta per la prima volta i dieci pannelli lignei decorativi dell’Abbazia di Praglia. Opere d’arte di valore inestimabile sopravvissute alla loro natura effimera e rimaste per questo inaccessibili al grande pubblico. 
Sui pannelli spiccano decorazioni con soggetti biblici, accompagnati da scritte in ebraico, le festività ebraiche di Pesach e la costruzione della sukkah (Sukkot). Altri illustrano diversi personaggi come Abramo, Malkitzedek, Isacco e Rebecca, Giacobbe, Rachele, Giosuè, Re Davide, Mosè ed Elia. I pannelli che componevano la capanna venivano smontati ogni anno e riassemblati il successivo; per questo, le sukkot dei secoli passati sono andate disperse e perse a causa della loro natura temporanea e portatile. Quella di Praglia è tra le poche preziose testimonianze sopravvissute. 
A fornire al visitatore un approfondimento sulle tavole, sull’iconografia e sul loro aspetto originario prima del restauro sarà MIX, un webtool che raccoglie i contenuti caricati dai curatori e dal personale del museo, che può funzionare sui dispositivi personali dei visitatori (smartphone e tablet).