“Costituzione, ancoraggio per l’unità degli italiani”
Dalla difesa della Costituzione al ricordo delle leggi razziste, dal rispetto per le istituzioni democratiche a un pensiero alla guerra in Ucraina. Il discorso della senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, presidente del Senato per un giorno, è ripreso integralmente da molti quotidiani e il plauso per il suo messaggio di unità è trasversale. “In Italia il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo deve essere la Costituzione repubblicana che, come disse Piero Calamandrei, non è un pezzo di carta ma il testamento di centomila morti caduti nella lunga lotta per la libertà”, uno dei passaggi del discorso di Segre più ricordati, assieme a quello sulla “vertigine” di trovarsi sullo scranno più importante del Senato dopo essere stata, nel 1938, espulsa dai banchi di scuola per il solo fatto di essere ebrea. “Gli applausi dei senatori interromperanno spesso il suo discorso, una mezz’ora densa del pathos trasmesso da questa donna che a 92 anni ha ancora tatuato sul braccio il numero del campo di sterminio di Auschwitz”, ricorda il Corriere sottolineando come Segre, al suo ingresso in aula, sia stata accolta da una standing ovation. Per Corrado Augias (Repubblica) quello della senatrice a vita è stato un “discorso di antifascismo mite, nel quale ha inserito una toccante memoria personale, efficace anche narrativamente: la piccola ebrea scacciata allora dal suo banco a scuola, accolta oggi dagli applausi sul banco più prestigioso del Senato. Mite anche nell’invito a una dialettica politica senza violenza, senza ingiurie”. “Segre ha chiesto responsabilità. La Costituzione prima va applicata”, evidenzia il presidente emerito della Corte costituzionale Ugo De Siervo, intervistato da La Stampa, facendo in particolare riferimento al richiamo della senatrice all’articolo 3 della Costituzione. Per il direttore de La Stampa le parole di Segre hanno messo in luce “i pilastri della Repubblica”. Il Giornale evidenzia “l’ovazione per la Segre” e il suo invito a “superare l’odio”. Per Antonio Padellaro (Fatto Quotidiano) un discorso che rappresenta una “testimonianza straordinaria di amore per le istituzioni democratiche” mentre Francesco Merlo (Repubblica) parla di “una lezione di democrazia” per la politica e per il paese.
Ignazio La Russa eletto presidente del Senato. Le aperture dei giornali sono dedicate alla nomina del senatore di Fratelli d’Italia Ignazio La Russa alla guida di Palazzo Madama. Viene molto evidenziato come la sua elezione sia arrivata con una modalità inaspettata: grazie al voto di una quindicina di senatori dell’opposizione e non con quello di Forza Italia, l’alleato di Fratelli d’Italia che però ha scelto di non partecipare alle votazioni. “Sarò presidente di tutti”, il messaggio di La Russa dopo la nomina, con diversi giornali che lo ritraggono nel passaggio di testimone con la senatrice a vita Liliana Segre. Alle parole di quest’ultima, evidenzia il Corriere, il nuovo presidente del Senato ha fatto riferimento nel suo discorso: “Segre ha parlato di tre date alle quali non voglio fuggire: il 25 aprile, il primo maggio e il 2 giugno. Io – ha dichiarato il nuovo presidente del Senato – vorrei aggiungere la data di nascita del Regno d’Italia che prima o poi dovrà assurgere a festa nazionale. Queste date tutte insieme vanno celebrate da tutti perché solo un’Italia coesa e unita è la migliore precondizione per affrontare ogni emergenza e criticità”. Il Foglio mette in relazione i discorsi di La Russa e Segre: i loro percorsi umani e politici, scrive il quotidiano, “non potrebbero essere più distanti, proprio questo rende significativa la loro convergenza su una ‘retorica repubblicana’ veramente apprezzabile. Quello che è apparso evidente è lo spirito inclusivo, la volontà di abbattere gli steccati ideologici del secolo scorso, per passare a una più sana dialettica basata su contenuti e proposte politiche alternative secondo la logica della competizione democratica”.
Sukkot raccontato dal Meis. Apre oggi al pubblico “Sotto lo stesso cielo”, mostra del Meis di Ferrara dedicata alla festa di Sukkot e curata dal direttore rav Amedeo Spagnoletto e da Sharon Reichel. A presentarla oggi è Avvenire che evidenzia come l’esposizione sia “dedicata agli aspetti religiosi, tradizionali e alla stretta connessione tra natura ed espressioni artistiche che questa ricorrenza genera, con un percorso originale che invita i visitatori a partecipare attivamente”. Il quotidiano riprende poi le parole del presidente del Meis Dario Disegni che, nel corso dell’inaugurazione, ha sottolineato “l’eccezionalità” di uno dei protagonisti della mostra: le dieci tavole dipinte che decoravano una sukkah della fine del XVIII o XIX secolo, provenienti dall’Abbazia di Praglia. Sulle stesse pagine poi viene anticipato il contributo al catalogo della mostra di Pier Francesco Fumagalli, viceprefetto della Biblioteca Ambrosiana.
I rapporti tra Gerusalemme e Riad. Sul settimanale Scenari si parla del “percorso di normalizzazione fra Israele e Arabia Saudita”. È in corso, si legge, un “dialogo discreto israelo-saudita che si inserisce nel processo di integrazione regionale e che avviene sotto il ‘tutoraggio’ degli Usa”. Ci sono diversi ostacoli verso il raggiungimento della normalizzazione dei rapporti, ma, secondo Scenari, la domanda non è più se mai avverrà ma quando. A complicare la situazione, scrive il Sole 24 Ore, i recenti contrasti tra Usa e Arabia Saudita dopo che quest’ultima ha scelto di seguire Mosca sul taglio della produzione petrolifera. Secondo il Sole la Russia starebbe cercando di sfruttare questa situazione per inserirsi come nuovo protagonista in Medio Oriente.
Contro l’hate speech. “Odio on line: caratteristiche e strumenti di risposta” è il titolo del confronto organizzato ieri all’Università Cattolica di Milano dall’Osservatorio per la Sicurezza contro gli Atti Discriminatori (Oscad), dalla coordinatrice nazionale per la lotta contro l’Antisemitismo della presidenza del Consiglio, Milena Santerini e dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (Unar). Dal confronto è emerso come l’odio online continui a rappresentare una minaccia seria quanto concreta e abbia ampliato i suoi bersagli: “donne, disabili, ebrei, islamici, rom, omosessuali ma anche giornalisti, amministratori locali e, in particolare nel periodo più critico dell’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da Covid-19, gli operatori della salute”, scrive Avvenire riferendo del convegno. Per il vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi, presidente dell’Oscad, contro la diffusione online dell’odio “solo una cessione di sovranità da parte di tutti gli Stati, nell’ottica di una maggiore sicurezza sulla rete e di una maggior tempestività di interventi potrebbe costituire un ‘efficace argine’”.
Il destino dell’Iran. “Il regime di Teheran è sempre più oppressivo. La sua fine è vicina”, a dirlo a Repubblica Mustafa Hijri, leader del Partito Democratico del Kurdistan iraniano, che vive in esilio in Iraq. Secondo Hijiri l’unità dimostrata dai manifestanti, con le donne in prima fila, è il segno di un cambiamento che potrebbe portare alla fine del regime degli ayatollah. Alla domanda sulle trattative sull’accordo nucleare, la risposta è chiara: “La Repubblica Islamica è il principale sponsor globale del terrorismo, e un nuovo accordo sul nucleare non farebbe altro che rafforzare il regime stesso, aumentando le minacce per l’intero Medio Oriente, dagli Emirati Arabi Uniti a Israele”.
Passato e responsabilità. Richiamando il discorso di Liliana Segre e l’esperienza della madre espulsa nel 1938, Elena Loewenthal su La Stampa si sofferma sulla vergogna delle leggi razziste e sulla ferita che rappresenta per l’Italia intera. “L’interdizione della scuola per studenti e insegnanti ricordata dalla senatrice Segre all’inaugurazione della nuova legislatura di un paese democratico come il nostro, dove vige il libero esercizio del voto di rappresentanza, è forse il segno più cruento e indelebile di quell’abominio che è stato il fascismo”, scrive Loewenthal, aggiungendo che di fronte a quel passato serve un “senso di responsabilità”. Bisogna “riconoscerne la vergogna”.
Scoprire gli archivi. A Milano torna la manifestazione “Archivi Aperti”, che porta all’apertura straordinarie di collezioni fotografiche di enti, musei, associazioni, fondazioni. Tra le iniziative, racconta Repubblica nelle pagine locali, il Centro di Documentazione Ebraica presenterà le pagine digitalizzate degli album di famiglia della senatrice Liliana Segre.
Daniel Reichel