La Costituzione e l’Italia di oggi
“Se le energie che da decenni vengono spese per cambiare la Costituzione, peraltro con risultati modesti, talora peggiorativi, fossero state usate invece per attuarla, il nostro sarebbe un paese più giusto e anche più felice”.
Questo passo del discorso di Liliana Segre pronunciato in Senato riassume con grande lucidità oltre settantasei anni di storia repubblicana. Potrebbe forse spiegare gran parte delle lacune e dei fallimenti del nostro passato, come il perché del nostro presente, come siamo arrivati all’Italia di oggi. Come tanti altri buoni propositi che l’umanità ha concepito nella sua storia, la “costituzione più bella del mondo” si è ridotta troppo spesso a pura retorica, a utopia rimasta sulla carta. Solo riprendendo i suoi principi fondamentali, dalla caduta del fascismo l’Italia non è mai stata davvero una “repubblica fondata sul lavoro”, non sono stati mai rimossi “quegli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini”, non sono mai state tutelate davvero “le minoranze linguistiche”, così come troppo poco è stato “promosso lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica” e tanto meno “tutelato il paesaggio e il patrimonio storico e artistico”. Come gli yamim noraim per l’individuo, anche gli stati e chi li governa e chi li abita come cittadini non dovrebbero mai smettere di riflettere su stessi, di guardare dietro di sé e chiedersi dove desiderano veramente andare.
Francesco Moises Bassano