La gioia di non dover scegliere

Le identità sono spesso una questione complicata, ma per fortuna quasi sempre non siamo costretti a scegliere, anzi, in generale la nostra identità ebraica e quella italiana si rafforzano reciprocamente.
La mia identità torinista mi ha permesso di tifare allegramente per il Maccabi Haifa e gioire della sua vittoria contro la Juve (peraltro, a quanto pare, è stato grazie alla partita della settimana scorsa se a Torino abbiamo potuto avere a Kippur dei veri koanim a impartirci la benedizione). Se il Maccabi avesse giocato contro il Torino il problema per me sarebbe stato più complicato, ma fortunatamente non è andata così.
L’idea di “politically corret” dal mio punto di vista non è in contrasto con l’ebraismo, come affermano alcuni, anzi, è l’espressione di valori (il rispetto dovuto a tutti gli esseri umani, l’impegno a combattere ogni forma di discriminazione) che traggono la loro matrice originale proprio dalla cultura ebraica. Se il concetto di politically correct fosse invece da intendere diversamente allora il problema per noi diverrebbe più complicato, ma fortunatamente io non lo vedo così.
La Costituzione italiana, di cui la Senatrice Liliana Segre ha tessuto magistralmente le lodi, enuncia una serie di principi che non sono certo in contrasto con i valori ebraici, anzi, ne traggono ispirazione; dal mio punto di vista è assai significativo che il Presidente dell’Assemblea Costituente fosse proprio un ebreo della mia città, simbolo tangibile di due identità che si rafforzano reciprocamente. Se la Costituzione venisse stravolta allora tutto sarebbe effettivamente molto più complicato, ma in tal caso temo che la questione delle identità sarebbe per noi il problema minore.

Anna Segre