“Aiuti umanitari all’Ucraina, questa è la politica d’Israele”
Dal 24 febbraio scorso, con l’inizio dell’aggressione russa, la scelta di Israele è stata quella di sostenere l’Ucraina attraverso aiuti umanitari. Oltre ad inviare medicinali, generatori e altri beni di prima necessità, Gerusalemme ha costruito un ospedale da campo sul confine ucraino-polacco per curare la popolazione locale. E ha più volte ribadito la sua condanna rispetto all’invasione voluta dal presidente russo Vladimir Putin.
Dal punto di vista militare invece il governo israeliano ha spiegato di voler mantenere la propria neutralità, evidenziando sia i suoi delicati rapporti strategici con il Cremlino in Siria sia la propria preoccupazione per l’incolumità della comunità ebraica russa in caso di coinvolgimento. Ora la notizia dell’uso da parte di Mosca di droni prodotti dal regime iraniano – il nemico più pericoloso d’Israele – in Ucraina ha riaperto il dibattito su questo orientamento. In particolare a fare rumore sono state le parole del ministro israeliano della Diaspora, Nachman Shai. Attraverso i social, Shai, a titolo personale, ha lanciato un appello affinché l’esecutivo di Gerusalemme fornisca armi a Kiev. Un appello a cui ha replicato minacciosamente l’ex Premier russo Dmitrij Medvedev, paventando ritorsioni. Sul fronte opposto, è intervenuto anche il ministro degli Esteri ucraino Dimitri Kolba, dichiarando di voler “chiedere ufficialmente l’assistenza israeliana nel campo della difesa aerea”.
A mettere un punto sulla discussione, almeno fino alle elezioni del Primo novembre, il ministro della Difesa d’Israele Benny Gantz. “”La nostra politica nei confronti dell’Ucraina non cambierà: continueremo a sostenere e a stare dalla parte dell’Occidente, ma non forniremo armi (a Kiev)”, ha dichiarato Gantz incontrando una delegazione di diplomatici europei. “Abbiamo chiesto agli ucraini di condividere le informazioni relative alle loro esigenze e ci siamo offerti di aiutarli a sviluppare un sistema di allarme rapido e salvavita”, le parole del ministro, riportate in una nota ufficiale.
Una posizione apparentemente condivisa anche dall’opinione pubblica israeliana. Alla domanda di un sondaggio dell’emittente tv pubblica Kan – d”opo la minaccia russa pensi che Israele debba inviare all’Ucraina armi difensive?” – la maggior parte degli intervistati ha risposto di no. Nello specifico, il 41 per cento contro il 21 a favore, mentre una larga parte, il 38 per cento, ha detto di non sapere. Difficile dunque che da qui al Primo novembre, data delle elezioni, qualcosa cambi, considerando anche il potere circoscritto dell’attuale governo.
La fornitura d’armi è dunque esclusa, ma una collaborazione in queste settimane è stata comunque avviata tra Kiev e Gerusalemme. Agli ucraini, riporta il New York Times, l’intelligence israeliana avrebbe infatti fornito “informazioni di base” sui droni iraniani. Fonti di Kiev hanno spiegato al giornalista Amichai Stein che sono almeno 2400 i droni forniti dall’Iran alla Russia e che altre centinaia sarebbero in arrivo, assieme a missili di produzione iraniana.
Rispetto all’uso dei droni, il tenente colonnello Richard Hecht, portavoce militare israeliano, ha sottolineato la preoccupazione per la dinamica dell’attacco in Ucraina. “Stiamo osservando da vicino (quanto accade) e stiamo pensando a come i droni possano essere usati dagli iraniani verso centri abitati israeliani”, le sue parole. Così la collaborazione tra le intelligence appare importante per entrambe le parti: per Kiev per poter affrontare la Russia, per Gerusalemme per poter studiare sul campo le armi iraniane.