Il documentario alla Festa del Cinema
Tel Aviv, tra avanguardia e bolla

“L’avanguardia di un Israele che verrà o soltanto una bolla, una scommessa tutta da giocare tra avanguardia e tradizione, tra cinismo e tolleranza, o più semplicemente una vera e propria sfida in un Paese fortezza accerchiato da conflitti irrisolti?”.
È uno degli interrogativi con cui si apre “Good morning Tel Aviv”, documentario di Giovanna Gagliardo che nelle prossime ore farà il suo esordio alla Festa del Cinema di Roma. Economisti, architetti, imprenditori, commercianti, filosofi, cineasti, artisti, scrittori. Tante le voci chiamate ad elaborare la propria prospettiva sulla Città Bianca, il più grande museo a cielo aperto di architetture Bauhaus. Ad analizzarne i punti di forza e le fragilità. Ma anche a immaginare la Tel Aviv del futuro e il suo ruolo nel dinamico scenario d’Israele.
Un viaggio che inizia nell’ufficio dell’uomo che ininterrottamente la governa dal 1998: il sindaco Ron Huldai, al suo quinto mandato. “Nella mia visione – spiega – c’è l’idea di trasferire la lezione del kibbutz in città. E quindi di fare in modo che tutti i servizi di cui c’è bisogno siano fruibili in uno spazio circoscritto e facilmente raggiungibile”. Molteplici le sfumature di Tel Aviv declinate nelle interviste. Con tanti volti noti che hanno accettato di parlare. Dal regista Ari Folman al coreografo Ohad Naharin, per arrivare a scrittori molto amati anche in Italia come Ayelet Gundar-Goshen e Assaf Gavron. E ancora, tra gli altri, l’ex ambasciatore israeliano in Italia Ofer Sachs. Che, accantonata l’esperienza nella diplomazia, è ora protagonista nel campo della cosiddetta “Start-up Nation”. E la romana Tania Coen Uzzielli, direttrice del Museo d’Arte di Tel Aviv, che la rivista Forbes ha da poco inserito tra le cinquanta donne più influenti del Paese.
A corredare la narrazione suggestive immagini d’epoca relative alla Tel Aviv del 1909 e alla sua fondazione sulle dune, oltre a immagini dai Kibbutz e dall’Israele dei pionieri. “Il progetto nasce all’incirca quattro anni fa. Mi trovavo a Tel Aviv per presentare un documentario sugli ebrei di Libia. Grazie all’ospitalità di Claudia Fellus ho potuto soggiornare in città una decina di giorni. Ne sono rimata incantata, anche perché mi è apparsa del tutto diversa rispetto alle aspettative”, racconta Gagliardo a Pagine Ebraiche. Da quel primo incontro è scaturito un documentario la cui gestazione è stata rallentata, come tante altre produzioni, dal Covid. “Ma anche nei mesi più duri – sottolinea la regista – non siamo rimasti con le mani in mano. È stato anzi un anno di grande utilità per leggere e approfondire domande. Stimoli che si sono rivelati di enorme aiuto quando è stato possibile ricominciare a viaggiare”. Gagliardo è tornata in Italia con decine di ore di girato. Scegliere, confessa, “non è stato semplice”. Soprattutto è tornata con un’immagine forte di Tel Aviv: “Una città giovane, che trascina e mette energia. E che soprattutto si impone in tutti i sensi, dall’economia alla cultura. Un luogo ricco d’inventiva in mezzo a millenarie contraddizioni”. Il documentario affronta tra gli altri anche temi come l’allarme per il carovita; il rischio che una certa anima di Tel Aviv sia messa a rischio da una sorta di “modello Miami” nell’edilizia; il conflitto di memorie che si impone in realtà come l’araba Yafo. “L’idea – afferma – era di portare tutti gli argomenti sul tavolo. Anche i più complessi”.
“Good morning Tel Aviv” è una produzione Luce Cinecittà, con la produzione esecutiva di Maura Cosenza. Nato da un’idea di Gagliardo con la collaborazione di Fabiana Magrì, si avvale della direzione della fotografia di Roberta Allegrini, delle musiche di Dudu Tassa e Nir Maimon e del montaggio di Emanuelle Cedrangolo.

(Immagine: Stefano Cirianni)