La scelta della bet

“Be simanà tavà – Con buon auspicio”, ricominciamo dall’inizio. In verità, appena conclusasi la lettura dell’ultima parashà, con le parole “le’ené col Israel – agli occhi di tutto israel” nella giornata di Simchat Torà abbiamo immediatamente ricominciato a leggere “Bereshit”.L’introduzione allo Zohar su questa parashà riporta una bellissima spiegazione sul perché la Torà inizia con la lettera “bet” (seconda lettera dell’alfabeto) e non con la “alef” (che è la prima). Si racconta in essa che prima dell’inizio della Creazione tutte le lettere dell’alfabeto si disposero dinnanzi al trono Celeste, esponendo i meriti per i quali la Torà avrebbe dovuto iniziare con una di esse. Alla fine il Signore decise di scegliere la “bet”, dando alle altre lettere la motivazione di quella scelta.
Un grande Maestro spiega questo dicendo che, nonostante tutto quello che noi studiamo nella nostra vita, non riusciamo a raggiungere nemmeno la “alef”. Per lo stesso motivo anche le pagine dei trattati talmudici iniziano con la lettera “bet” e mai con la “alef”. Nonostante ciò abbiamo però il dovere di continuare lo studio della Torà, senza mai interromperlo. Ed è per questo che, appena letta la lettera “lamed” della parola Israel, con cui si conclude il testo della Torà, dobbiamo ricominciare dalla “bet” di Bereshit.
Lamed e bet se lette insieme formano la parola “lev – cuore” perché la cosa essenziale dello studio della Torà è il cuore con cui ci porgiamo verso di essa, dedicando tutta la nostra vita al suo studio. La Torà, “le’ené col bet Israel – agli occhi di tutti gli ebrei” (il nostro popolo, il nome con cui ogni ebreo viene chiamato), dobbiamo testimoniare che il Signore, soltanto Lui, ha creato il mondo e ha posto su di esso l’umanità.

Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Venezia

(21 ottobre 2022)