“Donne in fuga dal regime,
una storia rimossa”

“Scrittrici, scienziate, ‘medichesse’ e artiste. Avevano studi e talenti da far valere; emigrando trasformarono in opportunità la necessità di cambiare vita”. Sono le donne di cui parla ‘Intellettuali in fuga dall’Italia fascista. Migranti, esuli e rifugiati per motivi politici e razziali’, il portale bilingue dell’Università degli studi di Firenze che ha permesso di censire ad oggi un totale di 400 storie (un quarto delle quali riguardanti donne). A ripercorrerne alcune biografie con l’occasione del festival L’eredità delle donne la responsabile di questo progetto già ricco di informazioni e in progressiva espansione: Patrizia Guarnieri, docente di Storia contemporanea presso l’ateneo fiorentino. Al centro della relazione una delle figure più rappresentative di cui tratta il portale: Rita Levi-Montalcini. “L’unica scienziata italiana a vincere un Nobel, ma sono tante le studiose meritevoli che durante il ventennio o dopo si trasferirono all’estero”, ricorda Guarnieri. “Oggi l’aumento di espatri fra i laureati è maggiore fra le donne. La fuga dei cervelli è fenomeno non nuovo per l’Italia. Ma ha una storia rimossa”. Ad intervenire anche Piera Levi-Montalcini, nipote della scienziata e protagonista con Guarnieri di un dialogo trasmesso sul canale YouTube dell’Università.
Nella scheda di ‘Intellettuali in fuga’ si legge: “Non voleva andarsene dall’Italia; tanto meno star lontana dai suoi familiari. Dispensata dal servizio all’Università di Torino, nel 1939 andò in Belgio per un breve periodo; rientrò, cercò di rifugiarsi in Svizzera, ma non riuscì a passare il confine. Si fermò a Firenze con il falso nome di Lupani; tornò infine a Torino nell’estate del ’45. Due anni dopo, le venne offerta la possibilità di lavorare alle sue ricerche alla Washington University, e partì dunque per Saint Louis. Era la ‘logica conseguenza’ della politiche razziali, visto che in Italia a 38 anni non aveva ancora una sistemazione”.