Studiare Torah con Nechama Leibowitz

Nechama Leibowitz (1905-1997) è stata una delle figure più significative del Novecento per quanto riguarda lo studio della tradizione ebraica. A lei si deve la creazione di un metodo esegetico originale quanto complesso, analizzato da rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, in occasione della lezione inaugurale del ciclo “La Torah e le donne”, parte del corso di ebraismo curato dalla Comunità milanese. “Leibowitz è stata un personaggio straordinariamente importante del Novecento, un esempio dal punto di vista dell’insegnamento della Torah”, ha ricordato il rav, che ha tracciato una biografia della celebre studiosa israeliana, approfondendo poi il suo approccio di studio dei Testi.
Nata a Riga – allora parte dell’impero russo – nel 1905, era figlia di un commerciante del legno, che fu probabilmente il suo primo insegnante di ebraico. Il padre era infatti un sionista convinto, ha ricordato il rav, che scelse di dare un’educazione di primo livello ai figli: a Nechama, così come al celebre Yeshayahu Leibowitz. “Lui è stato un grande intellettuale, che ha spaziato in tutti i campi, dalla scienza alla filosofia. Ma, nonostante la sua genialità, credo che la sorella abbia dato un contributo superiore all’ebraismo dello scorso secolo”. Con la rivoluzione d’ottobre i Leibowitz lasciano la Lettonia e si spostano a Berlino, all’epoca cuore pulsante della cultura ebraica. “Tanto che uno come Agnon negli anni Venti si sposta temporaneamente da Gerusalemme a Berlino”. Nella capitale tedesca, Nechama Leibowitz si appassionerà in particolare allo studio del Tanakh. “Ed entrerà in contatto con molti studiosi e intellettuali, tra cui Martin Buber”. Un pensatore con cui la studiosa condividerà il metodo di studio, pur senza tralasciare delle critiche.
Dopo l’esperienza berlinese, Leibowitz si sposterà in Israele dove insegnerà inizialmente all’Università Bar Ilan. “Poi, per protestare con la scelta del rettore di allontanare un collega, si sposterà all’università laica di Tel Aviv, dove insegnerà fino alla fine della sua carriera”. Una carriera, ha evidenziato il rav, costruita nel segno del rapporto con i propri studenti. “Non è un caso se Nechama Leibowitz sulla sua lapide abbia chiesto di essere ricordata come ‘morà’, come insegnante, e non come professore. Quella era la sua vita: insegnare a studiare e insegnare a insegnare. E per questo è stata molto amata dai suoi studenti. Ha scritto cinque libri fondamentali dedicati a ciascun libro della Bibbia. Pagine che ancora molti adoperano, purtroppo a volte senza citarne la fonte”.
Rispetto al metodo di insegnamento, un ruolo centrale svolgevano le domande su cui dovevano soffermarsi i suoi studenti. “Domande che possono apparire noiose e pedanti su alcuni dettagli dei Testi”, ma che permettevano di andare a fondo del significato di questi ultimi. “Portavano gli studenti ad essere autonomi nello studio, a cercare da sé le risposte, continuando a studiare e leggendo i diversi commentatori”.