Dalla Tunisia alla Francia, il dolore dell’esilio

Il TGM, il treno Tunisi-Goulette-Marsa, percorre le coste tunisine e rappresenta in modo vivido la nostalgia per una vita fatta di giornate in spiaggia, di spensieratezza e di un passato idealizzato che non c’è più. Il TGV è invece l’emblema di una vita ricostruita su binari nuovi, in una Francia sconosciuta, dolorosamente sradicati dalle proprie origini, ma accompagnati da una forte volontà di riscatto. Seguendo idealmente il percorso di questi due treni, il documentario “Du TGM au TGV” racconta le storie degli ebrei tunisini, che dal secondo dopoguerra lasciarono in massa le proprie case, abbandonando una patria sempre più inospitale per trasferirsi in Francia. La pellicola, diretta da Ruggero Gabbai, scritta da Sonia Fellous e prodotta da Gilles Samama, è stata presentata in anteprima al pubblico italiano nel corso della Rassegna Nuovo Cinema Ebraico e Israeliano della Fondazione Cdec di Milano. “L’idea era di trasmettere questo patrimonio culturale alle prossime generazioni”, ha sottolineato in apertura il produttore Samama, protagonista di un dialogo a più voci con il regista Gabbai, la storica Fellous e con uno dei testimoni intervistati nel documentario, Mohsen Mouelhi.
Il documentario, scavando nei ricordi, mette in evidenza molti aspetti della Comunità ebraica tunisina, valorizzandone la memoria senza tralasciare contraddizioni e complessità. Se infatti in apertura le voci raccontano di una quotidianità nel segno dell’integrazione, in cui con i vicini musulmani, cristiani e di altre realtà si condividevano feste e tradizioni, altre testimonianze rivelano progressivamente la parzialità di queste ricostruzioni. “Altrimenti perché ce ne saremmo andati?”, l’interrogativo non fa sconti al fascino della nostalgia. E così alle immagini dell’allegra quotidianità passata in riva al mare, alla serena convivenza tra culture con scambi di profumi e pietanze, si alternano i racconti delle violenze antisemite, degli espropri, delle minacce. Fellous racconta ad esempio di come un giorno per le scale dell’appartamento di Tunisi si sentano risuonare grida in arabo che invocano “morte agli ebrei”. Di come uomini armati di coltello salgano le scale, mentre il padre di Fellous, chiuso in casa, copra lei e il fratello sotto il proprio talled in un estremo tentativo di protezione. E di come infine una vicina scacci i violenti, dichiarando che “qui non ci sono ebrei”.
Questa dualità tra amore per la terra delle radici e risentimento per un luogo carico di sofferenze è uno dei temi principali del documentario. Un racconto sulla complessità dell’esilio, dello sradicamento che tocca Tunisi, come altre realtà.