Israele-Libano, firma storica
Israele e Libano hanno firmato ieri un accordo sui confini marittimi, dopo mesi di colloqui indiretti mediati dagli Usa. “L’intesa, oltre a definire la spartizione delle risorse energetiche, potrebbe segnare un passo avanti nelle relazioni tra i due Paesi, formalmente in guerra dalla creazione di Israele nel 1948”, sottolinea il Sole 24 Ore. L’accordo, aggiunge Repubblica, entra nei “ libri di Storia come il primo accordo firmato da due Paesi in stato di belligeranza sin dalla loro nascita come Stati, più di settanta anni fa”. Con la firma ufficializzata ieri, vengono definiti i confini marittimi tra Israele e Libano: alla prima viene riconosciuta piena disponibilità del giacimento offshore di Karish, mentre il secondo avrà tutti i diritti di esplorazione e sfruttamento rispetto a quello più a nord di Cana. Le autorità di Beirut, compreso Hezbollah, parlano di un successo dai risvolti tecnici e non politici. Per il Premier israeliano Lapid invece, segnala Repubblica, si è trattato “di un ‘riconoscimento’ dello Stato ebraico da parte del nemico di sempre”. Lapid ha inoltre promesso che il gas estratto sarà anche esportato in Europa.
“Questo accordo – ha dichiarato il Presidente Usa Biden – ci porta un passo più vicino alla realizzazione della visione di un Medio Oriente più sicuro, integrato e prospero, con benefici per tutti i popoli della regione”.
Verso le elezioni israeliane. Il Corriere pubblica una lettera dello scrittore israeliano Eshkol Nevo alla figlia che si appresta a votare per la prima volte alle elezioni nazionali. Invitando a non dare per scontata la democrazia e il diritto di voto – “in Russia, in Cina, in Iran, in Turchia, i cittadini non hanno una reale opportunità di influire sul proprio destino” – Nevo lancia un appello affinché, dopo cinque elezioni in meno di quattro anni, si punti su “ una leadership che aspiri a comporre e non a separare”. Alla figlia scrive di diffidare “di chi costruisce le sue argomentazioni sull’odio verso l’altro. La storia ci insegna che in futuro lo stesso odio può rivolgersi verso di te, verso le tue sorelle e i tuoi genitori”.
L’Italia e il sostegno all’Ucraina. In una telefonata con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito “pieno sostegno all’Ucraina contro l’aggressione russa” e “impegno sempre più forte” con la Nato. Lo racconta il Corriere, spiegando come si stia lavorando a un incontro tra Meloni e il presidente ucraino Zelensky.
A cento anni dalla Marcia su Roma. Cade oggi l’anniversario della Marcia su Roma, l’episodio che portò il fascismo al potere, e diverse sono le riflessioni a riguardo sui quotidiani. “Il 28 ottobre è una data funesta in cui iniziò la più grande sciagura del Novecento”, le parole della senatrice a vita Liliana Segre, riportate da Repubblica. Sulle stesse pagine Ezio Mauro definisce questa data come il giorno della vergogna nazionale per l’Italia moderna e spiega che ancora il paese non vi abbia fatto pienamente i conti. “Quando le democrazie sono deboli e sfiduciate, proprio come adesso, è facile consegnarsi ai regimi autoritari”, scrive Federico Fornaro su La Stampa. Sul Corriere Goffredo Buccini chiama in causa la nuova Presidente del Consiglio e si interroga sul presente: “Cento anni dopo la marcia su Roma, la scelta atlantica di Meloni potrà produrre, con il riposizionamento, anche un affrancamento definitivo dalle sue radici più remote?”. Per Buccini Fratelli d’Italia è l’elemento più rassicurante nella coalizione per Europa e Nato e con Meloni, per la destra italiana, “si scorge la concreta occasione di superare definitivamente il fattore F”. A riguardo, sul Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto sostiene che “la condanna delle leggi razziali” pronunciata da Meloni durante il suo discorso alla Camera “sia assolutamente insufficiente a condannare, o almeno a superare, il fascismo, che è molto di più delle leggi razziali”. Intanto alcuni quotidiani segnalano come a Roma siano comparsi manifesti celebrativi di Mussolini, poi rimossi. “Inaccettabili e vergognosi”, la condanna del sindaco Gualtieri.
Il suprematista arrestato a Bari. Arruolamento con finalità di terrorismo internazionale e di propaganda ed istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. Sono le accuse che hanno portato all’arresto di un 23enne di Bari, legato al gruppo terroristico suprematista Usa “The Base”. Secondo la magistratura, riporta La Stampa, l’uomo in casa aveva armi e simboli nazisti. Sulle chat si era detto “pronto al sacrificio per la razza” e inneggiava a Traini e Anders Breivik, postava contenuti antisemiti e di matrice nazista, con minacce a Liliana Segre e contro gli immigrati.
Israele-Turchia, nuove intese. Ieri il ministro della difesa israeliano Benny Gantz ha incontrato ad Ankara il presidente turco Erdogan. Segno di come stia proseguendo la distensione dei rapporti tra i due paesi. Ne parla il settimanale Scenari spiegando che l’obiettivo turco è quello di rompere, attraverso Israele, l’isolamento internazionale e soprattutto “rientrare nella partita energetica del Mediterraneo orientale”. Per Israele invece rafforzare i rapporti con Ankara sarebbe una ulteriore garanzia per la sicurezza nazionale.
Tunisi, patrimonio da difendere. Il Venerdì di Repubblica racconta l’impegno della direttrice della biblioteca nazionale di Tunisi, Raja Ben Slama, per digitalizzare oltre sedicimila tra quotidiani e periodici, scritti in diverse lingue e conservati dall’istituzione. Tra questi, “Voix d’Israël, che per un decennio dal 1920 si è rivolta ai centomila ebrei presenti fino alla fine dell’occupazione francese della Tunisia, nel 1956. Sfogliare questi quotidiani e periodici – spiega il Venerdì – è l’opportunità di scoprire realtà come il ladino mediterraneo, l’ebraico parlato dalle comunità del nord Africa discendenti da quelle provenienti dalla Penisola iberica dopo il 1492, anno della cacciata di ebrei e musulmani”.
Daniel Reichel