L’Università di Padova e i medici ebrei:
l’epoca del Ghetto, la ferita del ’38

Nell’Europa dei Ghetti e delle crescenti restrizioni antisemite l’Università di Padova si distinse come l’unica, in tutto il continente, ad ammettere studenti ebrei ai propri corsi di laurea. Specificità spesso richiamata nell’ambito delle iniziative che si stanno svolgendo per celebrare gli 800 anni dalla fondazione dell’ateneo.
“Il più grande centro di insegnamento per gli studenti ebrei in un clima di sostanziale tolleranza e protezione che andava in controtendenza rispetto al resto d’Europa”, le parole della rettrice Daniela Mapelli durante una sua recente visita alla sinagoga e al Museo della Padova Ebraica. Ad approfondire questa lunga storia è in arrivo la mostra “Gli Ebrei, la Medicina e l’Università di Padova” di prossima inaugurazione al Museo ebraico locale (2 novembre-31 dicembre). Al centro dell’allestimento l’elaborazione di vicende sia lontane che vicine.
Come la ferita delle leggi razziste che duramente colpirono l’ateneo a partire dal ’38. È il caso di Tullio Terni, direttore dell’istituto di anatomia e neurocardinoanatomista: uno dei padri della moderna embriologia. Allontanato dall’insegnamento perché ebreo e poi radiato dal mondo accademico perché accusato di simpatie fasciste, scelse di suicidarsi in un “estremo atto di protesta contro l’epurazione”. Cinque, si andrà a raccontare, furono in tutto i professori ordinari di “razza ebraica” espulsi dall’Università. E soltanto uno di loro, finita la guerra, “tornò a ricoprire il proprio ruolo”. Era la prima volta che quelle porte si chiudevano. Fra il 1517 e il 1619 furono infatti circa 80 gli ebrei laureati in medicina a Padova. A questi se ne aggiunsero altri 129 fra il 1619 e il 1721. La convivenza non fu sempre semplice. Ma alcune vicende sono rimaste un paradigma. Come quella dei medici del Ghetto protagonisti nel contrasto alla peste del 1631.
L’iniziativa sarà introdotta da Gina Cavalieri, presidente della Fondazione per il Museo della Padova Ebraica. All’inaugurazione interverranno anche Eddie Reichman, professore di medicina d’urgenza e professore nella divisione di Educazione e bioetica dell’Albert Einstein College of Medicine di New York, il rabbino capo della Comunità ebraica di Padova rav Adolfo Locci, quello della Comunità ebraica di Roma rav Riccardo Di Segni. 
Quattro le conferenze previste nelle prossime settimane. Dopo quello inaugurale si svolgeranno degli incontri tematici su “Gli studenti non cattolici all’Università di Padova” con Gaetano Thiene, professore emerito di Patologia (16 novembre); “La Comunità Ebraica e la Grande Guerra” con Rosanna Supino, presidente dell’Associazione Italiana Medica Ebraica, e il docente di Storia della medicina Fabio Zampieri (7 dicembre); “Le leggi razziali all’Università di Padova” con Giulia Simone, docente di storia contemporanea, e di nuovo il professor Thiene (21 dicembre). La mostra ha il patrocinio di Comune e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

(Nell’immagine: la visita della rettrice Mapelli alla sinagoga di Padova)