Mondiali in Qatar, il tema dei diritti
e la diplomazia del pallone

È una delle edizioni dei Mondiali di calcio più discusse di sempre quella che prenderà il via in Qatar il 20 novembre con l’incontro inaugurale tra i padroni di casa e l’Ecuador. Non tanto per l’organizzazione in un periodo inedito dell’anno (i Mondiali si disputano tradizionalmente in estate) né per la collocazione in una realtà senza alcuna tradizione calcistica alle spalle. Il grande tema infatti è quello dei diritti umani negati. E in particolare dei soprusi subiti da lavoratori senza tutela nella costruzione degli stadi e di alcune infrastrutture (strade, ferrovia, aeroporto). Molte migliaia, denunciano alcune associazioni, sarebbero i morti causati da sfruttamento estremo in condizioni inaccettabili. “The show must go on” sembra però dire la Fifa, che non ha mai preso in considerazione l’ipotesi di un trasferimento del torneo in altra sede. Secondo il suo presidente, lo svizzero Gianni Infantino, “ospitare la Coppa del mondo avrebbe contribuito a mettere il Qatar sulla mappa internazionale, innescando un significativo miglioramento dei diritti dei lavoratori”.
In Qatar intanto è “calcio-mania”. Uno sceicco, Hamad Al Suwaidi, si è fatto costruire una riproduzione gigante della coppa e l’ha fatta installare all’esterno della sua residenza di Doha. A parte questa trovata, ha fatto parlare per alcune sue dichiarazioni dissonanti rispetto alla linea di un Paese i cui governanti si sono spesso distinti per la solidarietà ai terroristi di Hamas e ai loro accoliti. In una intervista con l’emittente Kan ha infatti auspicato una prossima normalizzazione dei rapporti con Israele, sfruttando anche l’occasione dei Mondiali che dovrebbero vedere la presenza, sugli spalti, di migliaia di tifosi israeliani.
“Non possiamo bandire Israele per sempre, anche perché Israele non se ne andrà. Bisogna essere realisti”, la sua sottolineatura. Al Suwaidi si è detto consapevole “del fatto che le mie dichiarazioni susciteranno delle critiche”. Ma, ha aggiunto, “non ho fatto niente di male: amo la pace e spero che la pace si diffonda nel mondo, ponendo fine a guerre e problemi”. Rivolgendosi ai tifosi israeliani, ha poi detto: “Li tratteremo come fratelli”. In tribuna dovrebbe esserci, tra gli altri, il mecenate israelo-canadese Sylvan Adams. Come anticipato da Pagine Ebraiche, il suo obiettivo è quello di portare i Mondiali del 2030 in Israele attraverso una candidatura congiunta con alcuni Paesi arabi che hanno già “normalizzato” i loro rapporti con lo Stato ebraico (tra gli altri si guarda ad Egitto e Marocco).