La nota dei rabbini italiani:
“Catania, iniziativa sconcertante”

L’Assemblea dei Rabbini d’Italia ha diffuso la seguente nota:

La costituzione di una sedicente comunità ebraica a Catania, nella forma in cui è stata in questi giorni realizzata, costituisce a parere dell’Ari una grave violazione della normativa ebraica, in quanto effettuata senza alcuna autorizzazione e senza alcun coordinamento con il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Napoli, competente per circoscrizione su ogni questione di ambito religioso nelle Regioni dell’Italia meridionale e in Sicilia. Riteniamo necessario in questa circostanza ricordare alcuni criteri essenziali per la costituzione di una nuova comunità ebraica. Un gruppo di ebrei residenti in una località ha effettivamente il dovere di costituirsi in Comunità ebraica ma questa può nascere solo a condizione che sussistano alcune imprescindibili condizioni; in particolare occorre che sia residente in modo stabile in loco un nucleo ebraico numericamente in grado di assicurare il regolare svolgimento delle preghiere e delle funzioni religiose aventi carattere pubblico, nonché disponibile a dar luogo a eventi concreti e continuativi di vita ebraica; è necessaria la presenza di un rabbino, in grado di insegnare la Torà e di provvedere a tutte le necessità religiose che la vita ebraica comporta; è necessario che sia garantito il regolare approvvigionamento di carne e cibi kasher, è necessaria la presenza del bagno rituale – Mikve – per le circostanze in cui il suo uso è prescritto dalla normativa ebraica.
Non ci risulta che tali condizioni sussistano nel caso della città di Catania, quindi la costituzione di una Comunità Ebraica in quella città non ha, allo stato attuale, alcun significato e non poteva in ogni caso essere consentita, così come non potrebbe essere prevista altrove senza le condizioni sopra ricordate. A queste considerazioni di ordine halakhico, in relazione alla normativa ebraica, si deve aggiungere il fatto che l’arbitraria dichiarazione di costituzione di comunità ebraica a Catania costituisce palese violazione dello Statuto dell’Ucei, nel cui ambito operano le Comunità Ebraiche in Italia, che contempla precise procedure per l’eventuale costituzione di nuove Comunità.
Spiace che sia coinvolta in questa sconcertante iniziativa anche un’autorevole figura del rabbinato italiano.
A margine di questo evento, ci giunge inquietante, fondata notizia che alcune delle persone che vi hanno partecipato stanno operando attivamente sul territorio italiano, svolgendo procedure di conversione all’ebraismo. Riteniamo tutto ciò estremamente grave, quelle conversioni sono ingannevoli, discutibili, affrettate e illusorie, non potranno essere riconosciute, né dalle organizzazioni dell’ebraismo ortodosso in Europa – e conseguentemente da tutte le comunità e sinagoghe che ad esse aderiscono – né dalla Rabbanut Harashit – Rabbinato Centrale d’Israele.
Ribadiamo quindi la necessità che l’argomento delle conversioni all’ebraismo venga seguito con la serietà, lo scrupolo e il rispetto per le persone che la normativa ebraica rigorosamente prescrive.