La pace e la piazza
Molte delle aperture dei quotidiani di oggi sono dedicate ai due cortei per la pace che si sono svolti ieri pomeriggio a Roma e a Milano. La prima è stata organizzata da sindacati e associazioni per chiedere la fine del conflitto, la seconda promossa dal leader di Azione Carlo Calenda aveva come slogan “Slava Ukraini”. Rispetto a quello andato in scena nella capitale, il più partecipato, Repubblica scrive: “Ci sono tante sinistre in questo corteo che reclama la pace, ma sono molto diverse e infatti marciano da separate in casa. Centomila persone. Corteo imponente. Il primo nazionale dall’inizio della guerra in Ucraina a febbraio è lo specchio di quel oggi è il centrosinistra. Niente bandiere di partito. Niente discorsi dei leader. La destra grande assente”. Sempre sul corteo romano, il Corriere sintetizza così gli equilibri: “Conte si allarga a sinistra. Letta, contestato, si allontana”.
Parlare di Torah. Dal significato di studiare Torah al ruolo del rabbino, dalle riflessioni su libertà e responsabilità ai sulla propria storia personale, Robinson (settimanale culturale di Repubblica) pubblica un ampio colloquio con rav Roberto Della Rocca, direttore del dipartimento di educazione e cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’occasione è l’uscita del suo ultimo libro, Camminare nel tempo (Giuntina). Parlando ad esempio del ruolo della Torah, il rav spiega: “È il libro che ha formato un popolo, ed è andato oltre quel popolo. Il messaggio ebraico parte da una dimensione particolare per estendersi all’universale”. Rispetto alla propria storia personale, il rav spiega di aver scelto la strada rabbinica grazie a rav Elio Toaff e ricorda il ruolo dei suoi genitori. “Sono nato da un padre rabbino e da una madre insegnante di ebraico. – spiega rav Della Rocca – Papà è stato il grande cantore della sinagoga, quello che intonava le melodie più solenni. Circa un anno e mezzo fa, a distanza di 34 giorni, i miei genitori sono morti per Covid. Per me è stato un dolore nel dolore non poterli assistere negli ultimi giorni di vita. Mi resta il loro straordinario insegnamento”.
Mille anni di storia ebraica. Si intitola Gli ebrei in Italia I primi 2000 anni (Laterza) l’ultimo saggio della storica Anna Foa, che Robinson presenta nelle sue pagine questa settimana. “È una storia che finora non era stata mai scritta. – evidenzia Robinson – La storia dell’ebraismo italiano nei primi duemila anni, una vicenda largamente sconosciuta che viene indagata per la prima volta proprio nei suoi tratti originali rispetto ad altre esperienze della diaspora”. Nel volume si ricostruiscono venti secoli di legame tra l’ebraismo e l’Italia, dalla Roma antica ai nostri giorni. “La consuetudine di Foa con il tema – nella duplice veste di ebrea e storica degli ebrei – conferisce al racconto un tono narrativo quasi famigliare, – si legge nell’ampio articolo di Robinson – come se si trattasse di un album autobiografico che viene aperto al lettore in un incalzare di domande, fino a rendere questa vicenda una storia italiana che riguarda tutti, ebrei e non ebrei”.
Cittadinanza italiana. “Quando vengo a sapere che a Paola Egonu, nata a Cittadella, in provincia di Padova, viene chiesto ‘perché’ sia italiana, non riesco a non pensare al pregiudizio di chi ancora oggi è convinto che gli ebrei siano stranieri”, scrive nella sua rubrica settimanale su Oggi la senatrice a vita Liliana Segre riflettendo sui temi del razzismo e della cittadinanza. Segre ricorda il tradimento che gli ebrei italiani subirono con le leggi razziste e la persecuzione. “Ovviamente quanto accaduto a Egonu e Dosso non è paragonabile alle colpe del fascismo e al male assoluto della Shoah, – sottolinea la senatrice – ma come possono sentirsi queste sportive che indossano la maglia azzurra e cantano l’inno se la loro stessa identità italiana viene messa in dubbio, finendo persino vittime di attacchi razzisti”. “Anche alla luce di tutto questo, – aggiunge – sarei favorevole a una riforma della legge sulla cittadinanza che consenta di ottenerla prima e con maggiore facilità ai bambini nati in Italia o che vivono e studiano qui da anni. Sarebbe un passo in avanti grazie al quale il loro essere di fatto italiani sarebbe riconosciuto anche dalla legge, una difesa in più contro la discriminazione che purtroppo ancora esiste”.
L’asse Iran-Russia. “Droni iraniani alla Russia per aggredire l’Ucraina in cambio di consigli moscoviti agli ayatollah su come reprimere la rivolta delle donne: il patto fra il Cremlino e Teheran svela ciò che accomuna le autocrazie, la volontà di indebolire le democrazie sul fronte internazionale e la necessità di reprimere i diritti umani sul fronte interno”. Lo scrive il direttore di Repubblica Maurizio Molinari, dedicando un’ampia e preoccupata analisi all’alleanza che si sta formando tra Iran e Russia. Se ne parla anche su L’Espresso con riferimento alle richieste Ucraine a Israele del sistema antimissile Iron Dome da utilizzare proprio contro i droni iraniani.
Il futuro di Israele. Sul Giornale Fiamma Nirenstein scrive che “da Le Monde al Washington Post al Financial Times al New York Times, alla Cnn e alla Bbc”, le pagine “dei giornaloni liberali nel mondo, dopo le elezioni israeliane, sono entrate in una specie di lutto corale, dichiarando la morte della democrazia dello Stato d’Israele e prevedendone una svolta autoritaria, illiberale, xenofoba, islamomofoba”. Per Nirenstein invece “l’elezione di Netanyahu al governo di Israele è una garanzia di libertà e non una minaccia”. Rispetto al ruolo del leader dell’estrema destra Itamar Ben Gvir, la firma del Giornale afferma che ha “pubblicamente sconfessato il suo passato”. E che “dovrà rispondere alle norme per cui Netanyahu ha fatto in undici anni di Israele un paese liberale, sovrano, coi simboli ebraici (la lingua, lo Shabbat), le feste nazionali e religiose, ma amica degli LGTBQ e con la pace fra i suoi valori centrali”.
Palermo come Tel Aviv. L’evento Kaiserrequiem, un’opera originale del direttore musicale israeliano Omer Meir Wellber, aprirà la stagione del teatro Massimo di Palermo martedì prossimo. Repubblica intervista il Maestro che racconta del suo rapporto con la città siciliana. “A Palermo un israeliano si sente a casa, poiché anche qui le difficoltà e la violenza della storia sono impresse nel tessuto urbano, nella vita della gente”, afferma Wellber. “Come a Tel Aviv ci si imbatte di continuo in luoghi che conservano la memoria di fatti di sangue. Il che, per quanto tragico possa essere, favorisce il rigoglio della cultura, il cui nutrimento sta nelle complicazioni e nel caos più che nell’ordine”. Nell’intervista il direttore d’orchestra è poi molto critico rispetto a Israele. “Tanti anni di Netanyahu al governo hanno portato Israele verso una fascistizzazione concretizzatasi nell’estremismo religioso che ha conquistato anche gli ebrei progressisti e nel disinteresse generalizzato per la questione palestinese. – l’opinione di Wellber – Sembra che Israele stia andando verso una pericolosa radicalizzazione. Solo Tel Aviv si salva”.
Forum delle donne. Un dialogo tra rappresentanti dell’imprenditoria, cultura e scienza: testimonianze di donne sul contributo al femminile dell’ebraismo italiano al nostro vissuto contemporaneo. Questi i contenuti del primo Forum nazionale delle donne ebree d’Italia, che Adei, l’Associazione donne ebree d’Italia – aderente alla Wizo (Women’s international zionist organization) – organizza mercoledì 9 novembre, a partire dalle 14.30, nella Sala Alessi di Palazzo Marino a Milano. A darne notizia oggi Avvenire nelle pagine locali.
Pregiudizi Nba. Dopo il caso del rapper Kanye West, anche il giocatore Nba Kyrie Irving ha usato i social per diffondere complottismo antisemita. Per due volte è stato sospeso dalla sua squadra, i Brooklyn Nets, così come Nike ha sospeso il contratto di collaborazione con il giocatore. Alla fine Irving si è scusato con un messaggio alle comunità ebraiche: “Non avevo alcuna intenzione di mancare di rispetto alla storia e alla cultura ebraica riguardo all’Olocausto, né di diffondere odio. Sto imparando da questo sfortunato evento, e spero di poter trovare comprensione”, le sue parole. In tutta questa vicenda, il Corriere sottolinea come sia “triste che dei 450 giocatori del campionato Nba non ce ne sia uno – uno solo – che si sia pronunciato sulla questione Irving”.
Milano e la ferita del 1938. La mostra sulla storia degli ebrei milanesi censiti nel 1938 dal regime fascista trova una nuova sistemazione: era stata inaugurata nel 2018 in Triennale e tra due settimane sarà allestita all’ingresso del Memoriale della Shoah di Milano, nello spazio da cui si accede alla nuova sede della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea – Cdec. A raccontarlo oggi Repubblica nelle sue pagine locali.
Daniel Reichel